Regista dialettico che ama più di ogni altra cosa seminare zizzania tra le immagini, Radu Jude, 46 anni, realizza un’opera di sintesi, un pamphlet a modo suo, virulento e rude, gioviale e disperato. Il film ruota intorno ad Angela, un’assistente di produzione lanciata in interminabili corse in automobile ai quattro angoli di Bucarest in cerca di invalidi pronti a testimoniare di aver subìto gravi infortuni sul lavoro, per usarli in un spot sulla prevenzione di una multinazionale austriaca. Nella città, nota per i suoi mostruosi ingorghi, ogni viaggio diventa un percorso di guerra. Jude gestisce tagli e contrasti, si destreggia tra formati diversi e intermezza le avventure di Angela con spezzoni di un vecchio film di epoca comunista, Angela merge mai departe di Lucian Bratu. Da un’epoca all’altra, dal realismo di stato alla satira rovente, i volti della città si alternano, mettendone a nudo mutilazioni e punti ciechi. Giocando e riflettendo con le immagini, Jude si afferma come uno dei rari discepoli credibili di Jean-Luc Godard. Mathieu Macheret, Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1589 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati