Ali Jadallah, Anadolu/Getty

“Il ritmo dei bombardamenti nel nord della Striscia di Gaza è insostenibile”, scrive il quotidiano palestinese Al Quds. Il 17 novembre 2024 almeno sessanta persone sono state uccise in vari raid israeliani ( nella foto, la vittima di un bombardamento su un campo profughi a Deir al Balah ). Il più sanguinoso ha colpito un edificio di cinque piani a Beit Lahia, uccidendo almeno trentaquattro persone e lasciandone decine sotto le macerie. Il 19 novembre il ministero della sanità gestito da Hamas ha annunciato un nuovo bilancio delle vittime: da quando ha lanciato l’offensiva nella Striscia di Gaza, l’esercito israeliano ha ucciso 43.972 persone e ne ha ferite 104.008. Il 14 novembre un comitato speciale delle Nazioni Unite ha affermato in un rapporto che i metodi di guerra impiegati da Israele nella Striscia di Gaza “hanno le caratteristiche di un genocidio”. Le violenze continuano anche in Cisgiordania. Il 19 novembre tre palestinesi sono stati uccisi in un’operazione militare israeliana nei dintorni di Jenin. Secondo i dati dell’Unicef, il fondo dell’Onu per l’infanzia, dal 7 ottobre 2023 i soldati israeliani e i coloni hanno ucciso 171 bambini in Cisgiordania, uno ogni due giorni. Altri mille sono stati feriti.

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Questo articolo è uscito sul numero 1590 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati