Nel 2002 il produttore Madlib e il rapper Mf Doom, morto nel 2020, cominciarono a lavorare al disco Madvillainy in un rifugio antiatomico riadattato a studio di Los Angeles. A un certo punto il furto di una cassetta che conteneva le registrazioni stava per compromettere la pubblicazione dell’album, ma al tempo stesso aveva fatto crescere l’attesa tra i fan. L’etichetta Stones Throw di recente ha ripubblicato quella versione con il titolo Madvillainy demos, mostrando le prime versioni dei brani e il processo evolutivo dell’album. A parte qualche modifica ai testi, la differenza principale tra le due versioni è la voce di Doom: in quella finale è più bassa e controllata, mentre nelle demo è più frenetica. Alcune tracce furono aggiunte dopo il furto, come Accordion e Rhinestone cowboy, e parlavano proprio di quella vicenda. Il disco ufficiale è più rifinito e nel complesso migliore, ma Demos enfatizza la spontaneità e il talento grezzo di Doom, mostrando il progetto come un’esecuzione istintiva. Nella versione di prova del brano Figaro – quello che nella versione ufficiale era Powerball 5 – Doom sembra sul punto di essere lasciato indietro dal beat. Ovviamente era un rapper troppo abile perché questo potesse succedere, l’effetto era voluto. Ma c’è una disperazione, una voracità, che rende Demos simile a una rapina improvvisata, un approccio che i due artisti statunitensi hanno sempre avuto.
Paul A. Thompson, Pitchfork

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1602 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati