L’inizio di Jubilee, l’album del 2021 dei Japanese Breakfast, vedeva la cantante e leader Michelle Zauner entusiasticamente lanciata verso un’ impresa: “Come ti senti quando sei al massimo del tuo potere e vuoi conquistare tutti i cuori?”. Oggi, quasi quattro anni dopo, l’artista statunitense apre il nuovo disco trovando il benessere nel buio, con l’ottimismo di Jubilee dissolto in una morbida nebbia cosmica: “La vita è triste, ma qui c’è qualcuno”. Prodotto da Blake Mills, è pieno di chitarre vellutate, violini sensuali e pianoforti luccicanti. Il primo singolo tratto dal disco, Orlando in love, ripercorre con un tocco panoramico, quasi pittorico, la storia dell’eroe della letteratura rinascimentale italiana. La voce sale e scende come la marea, mentre gli archi sembrano dipingere catene montuose. Il compatto muro ritmico di Honey water ricorda il fumoso alt rock del secondo album della band, Soft sounds from another planet, mentre Picture window è un brillantissimo, fitto groviglio di country, rock e pop. Il pezzo finale, Magic mountain, dipinge un altro sfarzoso panorama di ampiezza cinematografica, disseminato di grappoli di campane celestiali: “Quando sarà passata la febbre, tornerò in pianura rinata”, canta Zauner, rinunciando alla frastornante esultanza di Jubilee per qualcosa di più tenebroso, sottile e solido.
Zoë White, The Skinny
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Questo articolo è uscito sul numero 1606 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati