Se una scrittrice giapponese-statunitense che è anche una sacerdote buddista zen scrivesse un romanzo sul post-tsunami, quali temi affronterebbe? Biculturalismo, acqua, morte, memoria, la situazione femminile, la natura del tempo? In questo libro c’è tutto. Aggiungiamoci anche la seconda guerra mondiale, il rapporto lettore-scrittore, la depressione, il collasso ecologico, il suicidio, l’origami, una suora anarchica di 105 anni ed ecco Una storia per il tempo presente. Il romanzo comincia con una scoperta casuale fatta da una scrittrice di nome Ruth. Ruth vive su un’isola della British Columbia e camminando sulla spiaggia inciampa in un groviglio di sacchetti di plastica tempestati di cirripedi che proteggono una lunchbox di Hello Kitty. Dentro ci sono alcune lettere e il diario della sedicenne Nao Yasutani, che si descrive come “una piccola persona delle onde”. Visto dallo spazio, o dal punto di vista di chi ha familiarità con lo zen, Una storia per il tempo presente è probabilmente un’opera profonda e illuminante. Ma per chi si trova più in basso nella stratosfera, il romanzo di Ozeki spesso sembra più che altro il grande vortice del Pacifico evocato così spesso: un vasto, ribollente bacino di detriti mentali. Una parte di voi potrebbe esserne affascinata; l’altra potrebbe pregare che tutta questa roba non si areni mai dalle sue parti.
Liz Jensen, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1606 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati