I coltivatori ghaneani stanno abbandonando le fave di cacao per i lingotti d’oro, alimentando il boom dell’attività mineraria illegale, che ha devastato la produzione dell’ingrediente alimentare e ha contribuito a portare i prezzi mondiali del cioccolato ai massimi storici. Negli ultimi due anni il prezzo del cacao scambiato alla borsa di New York è triplicato, ma i controlli sui prezzi in Ghana, il secondo produttore mondiale, hanno impedito che questi guadagni raggiungessero i coltivatori. Per questo molti di loro stanno vendendo le fattorie a minatori illegali che hanno distrutto grandi aree e avvelenato buona parte delle riserve idriche del paese africano.
I minatori sembrano agire con il sostegno di alcuni politici. Lo confermano le aziende del settore del cacao, la società civile e un rapporto commissionato dal governo. Isaac Frimpong, 31 anni, voleva avviare un’azienda agricola tutta sua dopo aver lavorato dieci anni alle dipendenze di altri. Quando però a gennaio ha visitato il piccolo appezzamento di terreno che aveva affittato dando una caparra di cinquemila cedi (quasi trecento euro), ha scoperto che era stato invaso dai cercatori d’oro. “Ora il terreno è inutilizzabile”, dice Frimpong. L’agricoltore è quasi venuto alle mani con gli uomini che avevano occupato il suo appezzamento per il galamsey, il termine locale con cui si indica l’estrazione d’oro illegale. Il proprietario del terreno si è rifiutato di restituire la caparra a Frimpong, che aveva impiegato un anno a mettere insieme quei soldi. “Il galamsey sta rovinando i terreni agricoli e i nostri mezzi di sostentamento”, spiega Frimpong, che continua a lavorare come bracciante nelle fattorie di altri.
La crescita inarrestabile del galamsey sta aggravando una crisi che l’anno scorso ha visto crollare del 20 per cento i raccolti di cacao nel paese dell’Africa occidentale. In Ghana e Costa d’Avorio, che insieme producono più della metà del cacao mondiale, i raccolti sono in calo dal 2020, danneggiati dalla crisi climatica, dalle epidemie e dalla cronica mancanza di investimenti. La conseguente carenza globale di cacao ha ridotto i margini di guadagno dei produttori di cioccolato e ha spinto le aziende a lanciare sul mercato tavolette più piccole con nuove ricette che risparmiano sull’ingrediente. A febbraio i dirigenti di due tra i principali produttori mondiali di cioccolato hanno avvertito che i consumi potrebbero rallentare a causa dei prezzi elevati. Influenzati da questi timori, all’inizio di marzo i futures (contratti di compravendita con il pagamento differito a una data futura) scambiati a New York sul cacao sono crollati da 10.300 a 8.500 dollari, per poi risalire a novemila dollari con il rallentamento delle esportazioni della Costa d’Avorio.
Il galamsey è “la più malefica” delle forze che stanno alimentando la crisi ed è irreversibile a causa degli allagamenti e delle sostanze chimiche usate dai minatori, ha dichiarato Antonie Fountain, direttore generale della Voice Network, un’organizzazione non profit che si occupa di sostenibilità nel settore del cacao. “In campagna lo si vede dappertutto. Distrugge tutte le aziende che tocca”, ha detto Fountain. “Una volta che il galamsey arriva in una fattoria, il suolo e l’acqua diventano un deserto contaminato”.
Turbolenze geopolitiche
La devastazione in corso in Ghana, il più grande produttore d’oro dell’Africa, è un esempio impressionante degli effetti a catena provocati dal prezzo record del metallo. Molti intermediari lo comprano nel tentativo di proteggersi dalle turbolenze politiche e dalle minacce di dazi doganali del presidente statunitense Donald Trump. Intanto in Ghana, nonostante le proteste del settore e degli ambientalisti, non è stato fatto niente di significativo per risolvere il problema. Nel 2021 un rapporto del governo di Accra ha attribuito la responsabilità della crescita del galamsey alla corruzione delle autorità di controllo e dei funzionari del partito al potere. “Il galamsey è diventato una sorta di cartello della droga finanziato da persone molto vicine al governo”, ha dichiarato Enoch Randy Aikins, analista dell’Institute for security studies. “Se sono coinvolti funzionari di partito e persone influenti, diventa molto difficile affrontare il problema”.
◆ Il 14 marzo 2025 il prezzo dell’oro ha superato per la prima volta la soglia dei tremila dollari all’oncia Troy (31,1 grammi, la più comune unità di massa per i metalli preziosi) in seguito al forte aumento della domanda provocato dalle incertezze dell’economia globale e dai possibili effetti delle guerre commerciali scatenate dagli Stati Uniti. Il metallo prezioso è considerato tradizionalmente dagli investitori il principale bene rifugio in tempi di crisi. Il 14 marzo, in particolare, il rialzo è stato del 14 per cento dall’inizio del 2025. Secondo gli esperti il prezzo dell’oro potrebbe raggiungere i 3.100 dollari entro giugno, prima di cominciare a calare. Bbc, The Wall Street Journal
A causa di questa mancanza d’azione, la probabilità che i coltivatori di cacao possano resistere alla corsa all’oro è molto bassa. Devono vedersela con i minatori nei terreni vicini, che inquinano il suolo e attirano manodopera, ma anche con leggi che avrebbero dovuto proteggerli. Il Ghana cocoa board (noto come Cocobod), che compra dai coltivatori e rivende agli intermediari, ha pagato alle aziende un terzo del valore di mercato delle fave, secondo un meccanismo che stabilisce i prezzi in base ai dati della stagione precedente. Il sistema dovrebbe servire a difendere gli agricoltori dagli effetti peggiori del ribasso dei prezzi, ma il Cocobod impone anche detrazioni poco trasparenti per servizi come la fornitura di pesticidi e la potatura di massa, che secondo gli agricoltori non sempre fornisce.
Intanto c’è chi tenta di opporsi agli effetti corrosivi del galamsey. A gennaio Frederick Owusu, 46 anni, ha rifiutato un’offerta di 450mila cedi (26.700 euro) per vendere i suoi terreni ai cercatori d’oro, convinto che, nel lungo periodo, guadagnerà di più continuando a coltivare la terra. Ma dato che ora il cacao non assicura grandi guadagni, vuole dedicarsi a prodotti che è possibile vendere sul mercato libero, come il riso, la palma da zucchero e l’allevamento. “La coltivazione del cacao è già di per sé un lavoro noioso”, si lamenta Owusu. “Se sommiamo tutte queste difficoltà, non ho tanta voglia di andare avanti”.

Il galamsey esiste da anni, ma molti ghaneani hanno toccato con mano la gravità della crisi solo nel 2024, quando l’azienda idrica statale ha ridotto la fornitura di acqua potabile del 75 per cento in alcune regioni, dichiarando di non essere in grado di gestire i livelli di sostanze chimiche emesse dall’estrazione dell’oro. Un’associazione di categoria ha avvertito che se la situazione non migliorerà rapidamente, il Ghana potrebbe essere costretto a importare acqua. I minatori hanno anche distrutto tratti di foresta su terreni di proprietà delle comunità indigene.
I manifestanti sono scesi in piazza ad Accra e l’emergenza ha aggravato ulteriormente il risentimento contro l’ex presidente Nana Akufo-Addo. Il suo successore, John Mahama, ha promesso un giro di vite sulle miniere illegali, ma non ha ancora fornito piani dettagliati.

Prima di allagare i terreni, i minatori li smuovono con costose ruspe pesanti che, secondo il rapporto del governo, sono spesso comprate con fondi provenienti da funzionari statali e dai loro contatti.
Mentre il prezzo dell’oro aumenta, le notizie degli arresti nell’ambito del galamsey non bastano a fermare l’ondata di investimenti nel settore. Ghaneani che lavorano come falegnami, sarti e perfino stilisti hanno abbandonato il mestiere per intraprendere l’estenuante, e a volte pericolosa, attività di estrazione dell’oro. Quando i cercatori arrivati per primi abbandonano una zona, passano a raccogliere l’oro rimasto.
“All’inizio avevo paura”, dice Kwabena Samuel, 32 anni, che dall’anno scorso lavora in una squadra di sei cercatori a Osino, nell’est del paese. Samuel è uscito dal settore edilizio e della carpenteria quando il lavoro è diminuito e l’inflazione ha fatto aumentare troppo i costi per mantenere il figlio di undici anni e tre fratelli più piccoli. Ora in un mese buono guadagna duemila cedi (118 euro).
James Ayim, rappresentante del governo del distretto di Osino, un tempo sperava che il galamsey potesse essere fermato. Ora dice che l’impiego delle forze di sicurezza è stato un fallimento, perché gli agenti si lasciano corrompere. Ayim pensa che la soluzione migliore sia regolare in modo più efficace l’estrazione su piccola scala, perché spesso quando l’attività mineraria viene vietata si registra un aumento dei piccoli reati. “I giovani lo fanno per sopravvivere. L’estrazione di superficie non può essere fermata, ma forse può essere fatta in modo responsabile”, dice Ayim. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1606 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati