Per molte persone della comunità caraibica di New York la preparazione meticolosa dei barili da inviare ai parenti nel paese d’origine è una pratica comune. Spinti dal desiderio di aiutare i familiari nei Caraibi, gli emigrati a New York e in altre città statunitensi si procurano una grande varietà di prodotti, che imballano e stipano nei barili da spedire oltremare.
Questo sistema poco convenzionale è il più economico per inviare un carico consistente all’estero. Ogni anno più di quattro milioni di barili viaggiano dal nordest degli Stati Uniti verso i paesi dei Caraibi, segno di una forte richiesta di prodotti statunitensi e di un’attività fiorente in questo settore logistico di nicchia.
Per anni ho osservato i familiari del mio compagno, residenti a Brooklyn, un quartiere di New York, mentre preparavano i barili per zii, zie e cugini a Grenada. Da afroamericana nata e cresciuta in un altro quartiere della città, il Queens, la preparazione mi sembrava vagamente familiare e allo stesso tempo completamente estranea. Dove sono cresciuta era pieno di aziende di spedizioni i cui manifesti pubblicitari promettevano la consegna in paesi come Haiti, Giamaica, Guyana e Trinidad e Tobago. Ma personalmente non ho mai avuto bisogno di spedire qualcosa fuori dagli Stati Uniti: le mie esperienze erano limitate agli uffici postali e alle sedi di spedizionieri come l’Ups e la FedEx.
Ma vivendo con il mio compagno di Grenada e la sua famiglia, ho capito meglio il funzionamento della logistica internazionale e il ruolo fondamentale dei barili da duecento litri, che non servono solo a raccogliere oggetti di ogni tipo in casa. Questi contenitori di plastica blu o fibra di cartone appaiono all’improvviso nelle case della diaspora caraibica, si riempiono di molti prodotti e poi scompaiono. E il ciclo si ripete poco tempo dopo. All’inizio l’immensa varietà di beni spediti mi confondeva. Potevo capire perché s’inviassero alcuni oggetti come vestiti e scarpe di marca, ma ignoravo la necessità di spedire prodotti di base come sacchi di riso o noodles.
Una regola non scritta
Negli anni ho involontariamente imparato molto sul perché gli emigrati provenienti dai Caraibi spediscono prodotti confezionati che negli Stati Uniti sono molto comuni. Oltre alla volontà di prendersi cura di chi è rimasto nel loro paese d’origine, dal punto di vista logistico ed economico è una soluzione vantaggiosa.
I paesi piccoli con economie poco sviluppate dipendono molto dai beni importati. La popolazione di Grenada non supera i 113mila abitanti, quindi può essere difficile procurarsi oggetti come piccoli dispositivi elettronici a prezzi ragionevoli. Perfino in Giamaica, dove la popolazione è di circa tre milioni di persone, spesso conviene far arrivare alcuni prodotti dagli Stati Uniti nei barili invece di comprarli nei negozi locali. Molti abitanti dell’isola non possono permettersi di acquistare vestiti di marca, scarpe e profumi.
“Mando barili a casa ogni sei mesi”, spiega Niko Bristol, che si è trasferito a New York da Grenada due anni fa. “Ho spedito computer, frullatori, generatori, pentole per la cottura lenta, prodotti alimentari e tante altre cose”. La ragione per cui si usano i barili è strettamente pratica. Uno di plastica da duecento litri pesa circa dieci chili ma può contenere prodotti per più di una tonnellata di peso. La facilità di spostarlo è un fattore determinante, infatti questi contenitori possono essere impilati, fatti rotolare o trasportati con un muletto, e possono anche sopportare un’elevata pressione e cambiamenti di temperatura nelle fasi di stoccaggio e manovra.
È fondamentale che non rimangano spazi vuoti. Si “arrotolano” i vestiti con destrezza, si riempie l’interno delle scarpe con altri prodotti
“Il costo della spedizione di un bidone alle Isole Sopravento meridionali cambia da una ditta all’altra. Per uno da duecento litri si può pagare tra i 50 e i 75 dollari, per uno più grande fino a cento dollari”, spiega Eddie Andre, responsabile per le spedizioni della CaribTrans a Sint Maarten. “Il prezzo aumenta se la destinazione è più lontana”, aggiunge.
La ditta di spedizioni locale che usiamo noi, la Dennis Shipping, nel Bronx, spedisce un bidone da duecento litri a Grenada per 105 dollari. I servizi aggiuntivi, per esempio il pagamento anticipato della dogana e la consegna a domicilio, fanno aumentare il prezzo. In ogni caso spedire lo stesso bidone con la FedEx, la Ups o la Dhl potrebbe costare più di mille dollari.
Per quanto riguarda i dettagli sull’acquisto, l’imballaggio e la spedizione dei barili verso i Caraibi, il processo comincia in modo abbastanza semplice. Il primo passo è procurarsi il contenitore. Basta fare un giro nelle varie zone caraibiche di New York – come i quartieri di Crown Heights, Flatbush e Bedford-Stuyvesant a Brooklyn – e con ogni probabilità s’incontreranno molti negozi e supermercati che vendono modelli da duecento o 285 litri. I prezzi possono cambiare molto, da trenta dollari per uno monouso a cento per uno di plastica blu più grande. Durante i periodi festivi il costo per l’acquisto e la spedizione può aumentare di molto.
Un elenco infinito
Una volta che si ha il barile, bisogna riempirlo fino all’orlo. Questo è uno degli aspetti più affascinanti di tutto il processo: è fondamentale che nel contenitore non rimangano spazi vuoti. In questa fase si può vedere “arrotolare” i vestiti con destrezza, riempire l’interno delle scarpe con ulteriori prodotti, rimuovere le confezioni (per esempio le scatole di alcuni oggetti) o inserire cose piccole come le batterie e gli spazzolini nei piccoli spazi vuoti per sfruttare ogni millimetro. Capita spesso che qualcuno salga in piedi sul bidone per pressare il contenuto, sempre che non ci siano oggetti fragili o liquidi.
L’elenco dei prodotti spediti è potenzialmente infinito. Per riempire al massimo della capacità un barile in alcuni casi possono bastare un paio d’ore, in altri ci vogliono mesi. Una regola non scritta stabilisce che, quando non serve che un adulto si sieda su un bidone per poterlo chiudere, c’è ancora spazio per metterci dentro qualcosa.
Dopo che il barile è stato (faticosamente) chiuso, va sigillato con un morsetto di metallo e dei cavi di sicurezza che bloccano il coperchio e garantiscono che nessuno lo apra durante il viaggio. Poi il bidone è etichettato in cima e di lato con i dati del mittente e del destinatario, che ovviamente devono corrispondere a quelli indicati sui documenti di spedizione.
A seconda del servizio offerto dallo spedizioniere, i barili sono prelevati all’indirizzo del mittente o portati dai clienti nel punto vendita. Qualche azienda permette alle persone di presentarsi direttamente con i prodotti da spedire e offre assistenza per stabilire le dimensioni e la quantità di barili necessari. A quel punto i contenitori sono ammassati nei container che a loro volta saranno trasportati sui camion, di solito una o due volte alla settimana, fino alla tappa successiva del viaggio, quando saranno spediti per via aerea o via mare. Il trasporto marittimo è più comune ed economico. La spedizione aerea è più rapida, ma è anche più costosa e meno pratica per i prodotti che richiedono un controllo della temperatura. Se il contenuto non è deperibile, è probabile che il barile viaggi a bordo di una nave container.
Ogni paese ha le sue leggi sull’importazione che regolano il ritiro dei bidoni. A Grenada la procedura comprende una serie di documenti e tasse doganali di cui il destinatario è responsabile se il mittente non ha pagato e compilato i moduli in anticipo. Alcune aziende gestiscono questa fase per conto del cliente e offrono la consegna all’indirizzo del destinatario, risparmiandogli un viaggio al porto.
Nei paesi dei Caraibi le procedure doganali possono essere abbastanza informali. Per esempio i funzionari doganali di Grenada chiedono ai destinatari di aprire i barili al porto e stabiliscono i dazi in base a un esame veloce e superficiale del contenuto. Per i prodotti elettronici e quelli di grandi marchi si pagano tasse più alte, per questo di solito la gente li nasconde in fondo al barile.
“Se i funzionari vedono un mucchio di caramelle e di noodles probabilmente penseranno che dentro il barile ci sono solo prodotti alimentari. Un trucco è cercare di mettere gli oggetti più costosi in fondo, se si vuole evitare di pagare molte tasse”, spiega Vallinda Parris-Bristol, che vive a Brooklyn, a New York, e invia regolarmente contenitori a Grenada. “Se trovano prodotti elettronici ti tassano per ogni singolo oggetto”, aggiunge il marito, Niko.
Quando il paese di destinazione non impone dazi doganali le procedure sono molto veloci. Sint Marteen è di fatto una zona di libero scambio: non ci sono tasse sulle importazioni o sulle esportazioni e i clienti pagano solo le tariffe di trasporto e gestione delle spedizioni. Durante un recente viaggio sull’isola ho notato che si trovano facilmente molti prodotti che compro anche a New York. Non ho visto grandi differenze tra lo ShopRite del mio quartiere e i supermercati locali.
“Dipende dal fatto che non ci sono i dazi doganali”, mi spiega Andre. “Tecnicamente esistono, ma sono pari allo zero per cento ormai da molti anni, anche se la situazione potrebbe cambiare presto se sarà approvato un nuovo modello di tassazione”. Dopo che i barili sono stati spediti, ricevuti e svuotati, alcuni li riciclano. Quelli di cartone sono i più fragili, per questo spesso si buttano, mentre quelli di plastica possono essere usati per raccogliere l’acqua piovana o come secchi della spazzatura. Ma anche come vasi da giardinaggio o contenitori per i mangimi per animali, le bevande durante le feste o la biancheria sporca.
Nonostante il commercio online sia in crescita, non raggiunge molti paesi dei Caraibi e questo complica gli acquisti della popolazione. I parenti che vivono nelle grandi città degli Stati Uniti rimediano al problema assicurandosi che tutti i familiari nel paese d’origine ricevano i prodotti che desiderano e di cui hanno bisogno, superando grandi distanze e riempiendo i loro barili al massimo.
“Oggi posso permettermi di aiutare la mia famiglia e faccio del mio meglio”, dice con orgoglio Niko. ◆ as
Ameena Walker è una scrittrice che vive a New York, negli Stati Uniti. Si occupa di architettura, società e cultura.
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Questo articolo è uscito sul numero 1474 di Internazionale, a pagina 56. Compra questo numero | Abbonati