Iresponsabili della politica interna del Cremlino sono arrivati a una conclusione: in questo momento, se la Russia mettesse fine alla guerra, l’indice di gradimento nei confronti delle autorità subirebbe un tracollo. Questo è quanto hanno riferito a Meduza tre fonti vicine al presidente Vladimir Putin. Secondo le loro informazioni, il Cremlino è convinto che la maggior parte dei russi creda che la guerra sia una “lotta contro i nazisti e il nazismo”. Come prova portano i risultati dei sondaggi riservati usati da tempo per monitorare l’opinione pubblica. Dai primi giorni di marzo del 2022, dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina, il Cremlino ha condotto ricerche quantitative e qualitative, con interviste e gruppi di discussione. Tuttavia l’esistenza di una “maggioranza guerrafondaia” non è dimostrata da dati affidabili e indipendenti. Secondo diversi sondaggi l’“operazione militare speciale” in Ucraina avrebbe il sostegno della schiacciante maggioranza dei russi, ma molti esperti sottolineano che, dato il peso della propaganda, della censura e della repressione, queste rilevazioni non sono affidabili. Nonostante tali dubbi, l’amministrazione presidenziale di Putin continua a farvi affidamento. In particolare, i funzionari del Cremlino pensano che uno degli ostacoli principali all’uscita del paese dalla guerra sia la “posizione di molte persone della classe media”, convinte che la guerra vada vinta e che la ritirata non sia un’opzione praticabile.
Secondo il sociologo Grigorij Judin, quest’orientamento può essere dovuto al fatto che “una parte significativa della classe media russa è costituita da funzionari governativi di alto e medio livello, cioè beneficiari del regime. Oppure persone che sanno quand’è il momento di mostrare la propria lealtà”.
In questa situazione, quindi, il Cremlino teme che il ritiro delle truppe e l’apertura di negoziati possano generare malcontento e forse innescare proteste.
Il partito della guerra
Il problema, secondo una delle fonti, è che la propaganda russa ha “insistito troppo sulla questione del nazismo”: “Sono stati affrontati temi troppo sensibili per la coscienza collettiva russa ed è stata risvegliata la memoria della cosiddetta Grande guerra patriottica e della vittoria sul nazismo”. L’amministrazione di Putin sostiene ancora questa retorica, ritenendo che sia “troppo tardi per mettersi a parlare” con l’opinione pubblica e che la guerra debba continuare fino a quando non ci sarà un risultato che possa essere presentato come una vittoria.
La fondatezza dei timori del Cremlino, tuttavia, è contestata da due strateghi politici che hanno parlato con Meduza, entrambi legati all’amministrazione di Putin. “È singolare affidarsi alla sociologia in questo momento”, dice uno di loro. “I cittadini sono piuttosto passivi: potrebbero non essere contro la guerra, ma non sono nemmeno a favore. Non credo esista un sostegno militante alla guerra”. Entrambi sono convinti che se le autorità dovessero “abbassare i toni della propaganda” non avrebbero motivo di temere reazioni da parte dei “sostenitori” della guerra.
Grigorij Judin è d’accordo: le paure delle autorità per una possibile protesta del “partito della guerra” in caso di negoziati sono il frutto delle illusioni del Cremlino. Judin, in particolare, ha ricordato un articolo pubblicato da Meduza un mese prima dell’invasione dell’Ucraina in cui una fonte interna all’amministrazione di Putin affermava che non c’è hipster russo che in fondo non sogni “l’impero”. “Questa, ovviamente, è una fantasia malata”, dice Judin. “Non ci sono prove che la confermino”. ◆ ab
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1458 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati