Alle due del mattino il parroco Giovanni Samorì è stato svegliato da una telefonata del sindaco di Traversara, in provincia di Ravenna, che gli ordinava di suonare le campane della chiesa. Un richiamo antico che oggi fa parte di una procedura della protezione civile in vari centri italiani per avvisare gli abitanti di una calamità imminente. Mentre la pioggia si abbatteva sui tetti, Samorì si è dato subito da fare, come quando si “suonano le campane a morto”. Ha funzionato: il trasferimento dei 480 abitanti di Traversara è stato rapido e, nonostante l’inquietante paragone del parroco, non è morto nessuno.

A poche settimane di distanza dall’alluvione del 19 settembre, quando l’Emilia-Romagna è stata colpita da piogge torrenziali per la terza volta in meno di un anno e mezzo, la distruzione di Traversara è ancora evidente. Il piccolo borgo sulle rive del Lamone, a quaranta minuti da Bologna, è stato praticamente spazzato via. Ora sono rimaste le polemiche sulle coperture assicurative per i danni causati dalle catastrofi climatiche, un tema che finora era poco familiare alla maggior parte dei cittadini italiani.

Secondo gli scienziati, l’Italia è ormai uno dei paesi europei più esposti al rischio climatico e sta cominciando a fare i conti con le conseguenze che gli eventi atmosferici estremi hanno sui mezzi di sussistenza e sull’economia. Attualmente solo il 6 per cento delle abitazioni è assicurato contro i disastri naturali e il 5 per cento delle aziende. Il governo intende far aumentare queste percentuali. A Traversara i residenti stanno facendo i conti con la brutale realtà del disastro. Una terra fangosa è tutto ciò che resta di un gruppo di case travolte dall’impetuoso fiume d’acqua che ha sommerso il centro abitato dopo l’esondazione. Alcune sono rimaste in piedi, ma sono piene di detriti.

Cristina Baccarini sta cercando di capire se quella dei genitori, già danneggiata dall’alluvione del maggio 2023, dovrà essere demolita perché le fondamenta sono ormai fragili. Un letto e un termosifone spuntano dal muro sfondato della camera da letto in cui dormiva la coppia di anziani. I genitori di Baccarini sono stati salvati da un elicottero dopo che si erano rifugiati sul balcone al primo piano. Il padre, 91 anni, è affetto da demenza e ora è in ospedale perché si è fratturato il femore. La madre è ospitata da un parente. “I miei genitori sono letteralmente senza un tetto”, spiega Baccarini trattenendo le lacrime. “La casa era assicurata, ma non contro le inondazioni. Ci abbiamo provato, ma siccome era già stata allagata durate l’alluvione del 2023 non siamo riusciti a ottenere la copertura assicurativa”.

Il governo ha proposto di rendere obbligatoria per le aziende, da gennaio di quest’anno, l’assicurazione contro i disastri naturali, una decisione che si è dimostrata particolarmente impopolare nelle aree più a rischio. Si è discusso anche di estendere l’obbligo alle abitazioni. Tra le aree più a rischio c’è l’Emilia-Romagna, una delle regioni più ricche d’Italia, in cui si producono alcuni degli ingredienti più amati della cucina italiana e in cui si trovano aziende importanti. E anche la regione che sta pagando il prezzo più alto per le violente inondazioni.

Radici strappate

Nel maggio 2023 sono morte 17 persone a causa di due alluvioni in periodi diversi: venti fiumi sono esondati, travolgendo decine di paesi e città. Ci sono state più di trecento frane e più di ventimila persone sono state costrette a lasciare la propria casa. Il costo complessivo della catastrofe è stimato intorno agli 8,5 miliardi di euro. I danni causati dalle ultime alluvioni, che hanno colpito duramente diversi centri abitati, soprattutto nella provincia di Ravenna, non sono stati ancora quantificati, ma gli abitanti di Traversara hanno la sensazione che stavolta siano stati perfino più gravi.

Piera Alboni e suo marito Daniele, entrambi in pensione, vivevano accanto ai genitori di Baccarini. Ora sono ospiti da un cugino. Quando l’alluvione di settembre si è abbattuta sulla loro abitazione avevano appena finito di riparare i danni dell’inondazione del 2023, pagando con i propri risparmi. Alboni, che è nata nella casa colpita dal disastro, ha detto di essere “in un limbo d’incertezza” e di non sapere quando potrà tornare a viverci: “L’alluvione ci ha completamente strappato via le radici e la nostra sicurezza. Non possiamo più vivere in pace”. La casa della coppia è assicurata contro le esplosioni causate dagli incendi, ma non contro le inondazioni. “Quello che è successo, però, è stato come se fosse un’esplosione”, sostiene la donna.

Lo scaricabarile

La rabbia è un sentimento molto diffuso nella regione. I residenti sentono di essere stati abbandonati, costretti ad affrontare le conseguenze del disastro con solo le proprie forze. I proprietari di case e dei negozi danneggiati dall’alluvione dell’anno scorso hanno ricevuto cinquemila euro a testa per coprire le spese. Il governo ha creato una piattaforma online chiamata Sfinge per permettere ai residenti di chiedere ulteriori rimborsi, ma molti hanno perso le speranze davanti a un sistema giudicato troppo contorto anche per ottenere una piccola somma.

Oggi il problema degli sfollati sembra passare in secondo piano in uno scaricabarile tra le autorità regionali di centrosinistra e il governo di estrema destra guidato da Giorgia Meloni, che a settembre le ha accusate di aver speso solo 49 milioni di euro dei 130 stanziati nel 2023 per costruire delle difese contro le alluvioni. Altri venti milioni di euro sono stati stanziati dopo le recenti inondazioni. Nel 2023 il parlamento europeo ha destinato aiuti per più di un miliardo di euro ai paesi colpiti dai disastri naturali. L’Emilia-Romagna dovrebbe ricevere 378,8 milioni, la Toscana 67,8 milioni. Tuttavia la popolazione di queste regioni ha poca fiducia nella capacità delle istituzioni di far arrivare il denaro dove è più necessario. Per quanto riguarda l’assicurazione obbligatoria, molti temono che possa spingere le aziende a trasferirsi, scoraggiando anche gli investimenti futuri.

“La situazione in Emilia-Romagna è molto grave. Dobbiamo prestare grande attenzione, perché è chiaro che le inondazioni diventeranno più frequenti”, spiega Roberto Bozzi, presidente della Confindustria Romagna. “A questo punto è ovvio che dobbiamo investire in opere che limitino i rischi. Abbiamo bisogno di un progetto a lungo termine e non solo di soluzioni rapide”. Bozzi è proprietario di Vulcaflex, un’azienda con cinquecento dipendenti che produce componenti per l’industria automobilistica e che ha la sua sede a Lugo, una cittadina industriale vicino a Traversara.

Secondo Bozzi, gli eventi climatici estremi rischiano di alimentare lo spopolamento del territorio. “Alcuni dei miei dipendenti erano in lacrime. Avevano appena finito di riparare la casa dopo le inondazioni del 2023 e ora devono ricominciare da capo. Tra l’altro sta diventando difficile trovare lavoratori disposti a venire a vivere nella regione. Chi vorrebbe rischiare di ritrovarsi con la casa sott’acqua?”.

Nella vicina Faenza, città gravemente danneggiata dalle inondazioni, molti negozi hanno chiuso. Davide, proprietario di un ferramenta, spiega che chiuderà se ci sarà un’altra alluvione. “Il negozio è stato completamente sommerso a maggio dell’anno scorso. Ho pagato di tasca mia per riparare i danni, ma ora dicono che devo stipulare un’assicurazione anche se non fanno nulla per rendere la regione più sicura. È vergognoso e non intendo pagare”, dice. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1586 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati