Chelsea Farrell, ex miss Irlanda, ha raccontato di essere finita al pronto soccorso con dolori lancinanti causati da torsione ovarica. Dopo più di due anni e mezzo di problemi, Farrell ha scoperto di avere l’endometriosi e la sindrome dell’ovaio policistico (Pcos). Pensava che il ciclo irregolare, il gonfiore e il dolore, anche durante l’atto sessuale, fossero cose normali.
La sua storia non è unica. Per molte donne è difficile ottenere una diagnosi e cure per i disturbi. Alcune riferiscono di aver aspettato anche dodici anni prima di ricevere aiuto. Questo dipende da molti fattori, tra cui la sottovalutazione del dolore femminile da parte delle strutture sanitarie e della società in generale.
Nel 2020 una scuola di Oxford è finita nella bufera per aver invitato le studenti a non saltare le lezioni per i dolori mestruali, affermando che “imparare a gestirli fa parte dell’essere donna”. Oltre a sottovalutare quanto possano essere debilitanti i dolori mestruali, così facendo s’insegna alle ragazze a sopportare il male fisico invece di consultare un medico.
La conseguenza è che non sempre chi ha sintomi di endometriosi o Pcos chiede aiuto. Tante donne sono indotte a pensare che non ci si debba lamentare e che “soffrire sia il loro destino”. Un atteggiamento simile porta le donne a trascurare i loro disturbi, liquidati come “problemi femminili”: una cultura arrogante che ha prodotto decenni di scandali medici e di sofferenze inutili.
Negli ultimi dieci anni l’attesa media per una diagnosi di endometriosi nel Regno Unito è stata di otto anni, e a volte ci sono volute fino a dieci visite mediche per riceverla. Per la Pcos, invece, servono in media più di due anni e tre visite. L’endometriosi e la Pcos sono patologie complesse, con sintomi variabili che possono confondersi con quelli di altri disturbi. Arrivare a una diagnosi non è quindi facile, e questo contribuisce a spiegare le lunghe attese. Ma i sintomi complessi sono solo una parte del problema. Il recente Studio sulla salute femminile commissionato dal governo britannico ha appurato che le donne continuano a non essere prese sul serio quando chiedono aiuto.
La difficoltà di ottenere una diagnosi rientra in un problema più ampio che riguarda la salute femminile. In ambito sanitario, infatti, le donne subiscono da sempre una disparità di trattamento. Questo gender gap spiega in parte perché hanno meno probabilità di risolvere i loro problemi quando sono in cura da medici maschi e, forse, aumenta la probabilità di morire d’infarto, dato che i sintomi possono essere diversi da quelli degli uomini, che ancora dominano i manuali di medicina. Il dolore femminile è curato in maniera meno aggressiva di quello maschile perfino quando è considerato più grave, duraturo e frequente. Per le donne nere che vivono negli Stati Uniti e nel Regno Unito il gender gap sanitario è anche peggiore: hanno più difficoltà delle bianche a ottenere una diagnosi di endometriosi e maggiore probabilità di sviluppare la Pcos e i fibromi uterini. Tra i motivi, non ancora chiariti del tutto, potrebbe esserci il minore accesso alle cure mediche.
I problemi relativi alla salute femminile cominciano a essere riconosciuti, ma i ripetuti appelli a sensibilizzare donne e personale sanitario non hanno prodotto la svolta sperata. È essenziale che le donne e i medici dispongano di risorse migliori, affinché tutte ricevano cure adeguate. Ma sarebbe un errore pensare che le difficoltà incontrate dalle donne per avere un trattamento equo si risolvano solo con maggiori informazioni. Bisogna anche affrontare lo stigma sociale e la sottovalutazione del dolore femminile, gli scarsi finanziamenti alla ricerca e i pregiudizi di genere ed etnici alla base delle disuguaglianze.
Se pensate di avere l’endometriosi o la Pcos non smettete di chiedere aiuto. Prenotate una visita medica e ricordate sempre che sopportare il dolore non dev’essere la norma. ◆ sdf
Annalise Weckesser è ricercatrice della Birmingham city university.
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Questo articolo è uscito sul numero 1454 di Internazionale, a pagina 104. Compra questo numero | Abbonati