Carlos San Juan apre la porta del cortile di casa sua a Monteolivete, un quartiere di Valencia, in Spagna, con la mano sinistra. Nella destra impugna un bastone di legno marrone con il pomello logoro. Scende lentamente i due scalini del cortile. Non mi dà la mano. Non mi abbraccia. Non mi porge neanche il pugno o il gomito per salutare. I suoi occhi sorridono sopra la mascherina ffp2. Ha paura del covid. È asmatico e ha il Parkinson. “Carlos, come va? Parleremo quando avrai meno da fare”, dice un vicino che passa di lì.

“Buongiorno Amparo”, dice San Juan a una donna che sta rientrando a casa. Saluta anche il proprietario del negozio cinese del quartiere. A prima vista sembra uno dei tanti pensionati di Valencia. Anziano e fragile. Ma dietro i suoi passi lenti si nascondono falcate da gigante. Oggi è il flagello delle banche spagnole. Il David capace di raccogliere più di mezzo milione di firme contro un Golia accusato di non garantire l’assistenza ai clienti che non hanno dimestichezza con internet e con le operazioni online.

San Juan ha 78 anni, è nato a Zamora, nella comunità autonoma di Castiglia e León, ma come dice lui è “valenciano d’adozione, visto che ho vissuto più di sessant’anni in questa città”.

Ripete un mantra che è la sua filosofia di vita e spiega l’odissea in cui si è imbarcato, con una campagna che ormai è diventata famosa in tutta la Spagna: “Lotto contro la frase ‘questo non è un mio problema’”.

Le sue mani che tremano gli impediscono di usare i bancomat, e per questo non riesce a prelevare soldi. Così, quando a dicembre la sua banca ha ridotto l’orario di apertura della filiale e poi gli ha detto che l’unico modo per contattare qualcuno era fissare un appuntamento usando un’app, si è sentito non solo angosciato ma anche offeso. Così ha ingaggiato una lotta con le banche spagnole per chiedere più assistenza in presenza e ha lanciato perfino una petizione online per chiedere di estendere nuovamente l’orario di apertura delle filiali, dare priorità agli anziani per l’accesso agli sportelli e semplificare l’interfaccia delle app e dei siti web. L’iniziativa ha avuto un successo incredibile.

San Juan non è il classico anziano che ha problemi con la tecnologia: usa WhatsApp alla perfezione; ha un iPhone (“Anche se a volte lo lascio a casa e i miei figli si arrabbiano, hanno paura che mi succeda qualcosa quando sono in giro”); era presente sui social network (“Ma mi sono cancellato perché sono un ambiente tossico, pieno di insulti”); legge gli ebook, ma preferisce i libri di carta perché gli piace tenere tra le mani i romanzi di Miguel Delibes o di Agatha Christie; ha un abbonamento a Netflix e adora le serie sui casi giudiziari come Suits perché sua figlia Carola è avvocata; conosce anche la piattaforma per lo streaming dal vivo Twitch. Quindi non è vittima del gap digitale che impedisce ad alcune persone di fare delle operazioni bancarie online. Ma non ha intenzione di abbandonare questa battaglia.

Non ha mai cambiato banca “in cinquantun anni”. Anche l’app nata dopo la fusione degli istituti Bankia di Valencia e La Caixa di Barcellona è diventata “inaccessibile”. Ha resistito ed è rimasto fedele al suo istituto. Un giorno ha chiamato il numero della Caixabank e gli ha risposto “una voce umana, ma molto robotica” che gli ha detto: “Non si preoccupi, è una cosa temporanea. È dovuto solo al corona­virus”. Ma poi la situazione è solo peggiorata. Non pensa di cambiare “perché tanto tutte le banche sono uguali”.

Biografia

1944 Nasce a Zamora, nella comunità autonoma della Castiglia e León, in Spagna.

2009 Smette di fare il medico a causa del morbo di Parkinson.

gennaio 2022 Lancia una petizione online per chiedere alle banche spagnole di aiutare di più i clienti anziani e quelli che hanno difficoltà a usare i servizi online, e per prolungare gli orari di apertura delle filiali.

aprile 2022 Il consiglio dei ministri spagnolo approva una riforma che crea l’Autorità di difesa dei clienti delle banche, un ente al quale le persone possono rivolgersi se gli istituti non hanno soddisfatto le loro richieste dopo novanta giorni.


Le undici e un minuto

San Juan gira il cucchiaino nel suo caffè macchiato in un bar di Monteolivete. Si toglie la mascherina solo per bere. E si deprime quando ripensa alle scene a cui ha assistito nella sua banca. Quella è la vera ragione per cui ha cominciato la sua crociata. “Ho visto delle persone tristi”, spiega. Come un’anziana entrata nella filiale per versare un assegno. Era una cosa importante, un’operazione che doveva fare per il figlio. La banca chiudeva alle undici. “Non volevano servirla perché erano le undici e un minuto”. Una signora “in sedia a rotelle con il suo libretto è uscita piangendo perché le dicevano che non era la sua filiale. Era la terza volta che andava in banca”. Da quando ha abbracciato questa causa, San Juan lotta per la signora sulla sedia a rotelle o per l’uomo che piange perché nessuno lo aiuta a fare un bonifico.

Lo fa anche per “Pacorro”, come chiama con affetto il suo migliore amico da più di vent’anni. Paco è diventato cieco per una retinite pigmentosa, una malattia genetica che non aveva avuto nessun altro in famiglia. “Ho visto il declino di Paco, ma anche la sua umanità. Non si è mai lamentato di nulla. È stata una lezione di vita”.

Prima d’invecchiare, San Juan era già molto sensibile al tema dell’abbandono degli anziani. Ha passato la maggior parte della sua vita circondato da loro. Ha studiato medicina all’università di Valencia. È diventato primario di urologia all’ospedale Doctor Peset, a Valencia. “Ho visto persone che hanno fatto ricoverare i genitori o i nonni per poi andarsene in vacanza”. Ha dedicato gran parte della sua vita a prendersi cura degli anziani e ha lavorato fino a 65 anni. “Mi sarebbe piaciuto continuare fino a settanta, ma non ho potuto per via del Parkinson”. È stato un colpo duro, non lo nega. “Ma poi mi sono rimesso in piedi e ora lo tengo a bada”. E aggiunge: “La mia Carola però è preoccupata”. Da quando la sua battaglia è diventata famosa, la figlia teme che gli sforzi eccessivi mettano a rischio la sua salute. L’8 febbraio è andato al ministero dell’economia a Madrid per depositare le firme raccolte con grande impegno. All’inizio erano 102, ottenute grazie al sostegno dei parenti. In breve sono diventate più di seicentomila. Non ha intenzione di fermarsi. Il suo obiettivo è arrivare a due milioni. Le banche e il governo spagnolo sono state costrette a occuparsi della questione.

“Tati, Tati, sei famoso!”, ripete San Juan ridendo. È quello che gli hanno detto le nipoti Alba, María e Marta, la prima volta che hanno visto il nonno in tv. Ora non ci fanno più caso. Ma “Carlos San Juan” è il nome più ripetuto negli istituti di credito spagnoli. Dentro e fuori, nelle code davanti alle casse e agli sportelli. “L’altro giorno dovevo andare in banca. Ho chiesto a mia moglie di farlo al posto mio”, dice. Non perché si vergogni, ma perché si sente sotto pressione. Preferisce che lo slogan “Sono anziano, non stupido” si ripeta più del suo nome. Quello che vuole davvero è che i dipendenti tornino a lavorare nelle succursali. Quelli che prima dell’ondata di digitalizzazioni ricordavano a memoria il nome di tutti i clienti. “Non voglio essere io il protagonista della storia”, ripete.

A un certo punto i suoi ricordi prendono il sopravvento. “Sono innamorato di Náquera”, dice tre volte. Quando parla del piccolo paese valenciano il suo volto s’illumina come se stesse pensando alla moglie María José. Ma è cresciuto a Zamora, dando da mangiare alle galline. La sua esistenza è inevitabilmente legata alla campagna. E lotta perché le succursali degli istituti di credito tornino nei piccoli paesi.

La tazzina del caffè macchiato traballa nelle sue mani a causa del Parkinson, ma non ne cade neanche una goccia. Accarezza il pomello del suo bastone. E la sera torna a casa per far uscire Kitty, la cagnolina shi tzu che lo accompagna da tredici anni. Kitty non riesce più a camminare. Carlos la porta in giro su un carrellino. Un altro simbolo della vita del “David di Monteolivete”. ◆ fr

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Questo articolo è uscito sul numero 1457 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati