Il 17 aprile il campionato di basket nordamericano Nba ha annunciato che Jontay Porter, giocatore dei Toronto Raptors, è stato squalificato a vita dal campionato. Da un’indagine è emerso che Porter aveva rivelato informazioni riservate agli scommettitori, era uscito dal campo prima del previsto per influenzare una puntata e aveva scommesso sulla partita usando l’account di un amico.
Le azioni di Porter non dovrebbero essere banalizzate. Lo sport è una parte importante della cultura statunitense e si fonda sulla correttezza. Tuttavia la vera minaccia per gli sport e il tenore di vita di milioni di tifosi è legata al fatto che oggi leghe professionistiche, gruppi d’interesse e mezzi d’informazione integrano gli sport che più amiamo con il gioco d’azzardo. Bisogna cessare di sostenere queste aziende a caccia di profitti e mettere in campo leggi severe prima che il problema si aggravi.
Non è una sorpresa che i giovani siano i più colpiti dal gioco d’azzardo. Negli Stati Uniti il 39 per cento degli uomini e il 20 per cento delle donne tra i 18 e i 49 anni scommettono sugli eventi sportivi
Negli anni dieci del duemila il governatore democratico Phil Murphy e lo stato del New Jersey hanno messo in discussione la legge federale per la protezione degli sport professionistici e dilettantistici (Professional and amateur sports protection act, Paspa), che proibiva le scommesse sportive in tutto il paese con l’eccezione di pochi stati, come il Nevada. All’epoca la portata delle scommesse sportive illegali non era del tutto chiara. Alcuni parlavano di un giro di affari di cinquanta miliardi di dollari.
Nel 2018 il caso è stato esaminato dalla corte suprema, che ha decretato l’incostituzionalità del Paspa. Oggi 38 stati e la capitale Washington hanno legalizzato le scommesse sportive, e altri sono in attesa di farlo. Si è avverato il sogno di Adam Silver, che subito dopo essere diventato commissario della Nba nel 2014 aveva pubblicato un editoriale sul New York Times a favore della legalizzazione.
Agenzie di scommesse, canali televisivi, governi locali, giocatori e proprietari hanno guadagnato miliardi. Per milioni di persone comuni, però, tutto questo si è tradotto in un incubo.
Quando ero alle superiori, per scommettere sugli sport dovevo studiare i dati e poi puntavo piccole somme con un allibratore locale. Quando ero all’università, navigavo su un sito di scommesse offshore, magari convertivo un po’ di soldi in bitcoin e piazzavo una giocata prima dell’inizio di una partita. Oggi la tecnologia ha cambiato le cose. Possiamo scommettere dal nostro telefono, che dà dipendenza. E non lo facciamo più solo prima delle partite, ma puntiamo su ogni azione, mentre modelli basati sull’intelligenza artificiale cambiano le quote in tempo reale.
Le app sportive conservano dati su ogni cliente: sanno su cosa ci piace scommettere e quando inviarci notifiche. Se avete guardato una partita avrete visto le pubblicità delle agenzie di scommesse. Hanno come testimonial personaggi famosi e atleti, che v’incoraggiano a iscrivervi e rischiare i vostri stipendi. Il canale televisivo Espn, di proprietà della Disney, ha creato una sua agenzia di scommesse, la Espn Bet. I risultati sono evidenti. Nel 2023 gli statunitensi hanno scommesso legalmente 120 miliardi di dollari sulle gare sportive, con un incremento del 27,5 per cento rispetto al 2022. E si scommettono altri miliardi nel mercato illegale.
Questo aumento ci ricorda che la depenalizzazione non si limita a far emergere le giocate illegali, ma fa anche espandere i mercati in modo radicale. Oggi per scommettere basta essere maggiorenni, avere un telefono e una carta di credito.
Non c’è da sorprendersi se i giovani sono i più colpiti dal gioco d’azzardo. Secondo un sondaggio del St. Bonaventure/Siena research, il 39 per cento degli uomini e il 20 per cento delle donne tra i 18 e i 49 anni scommettono sugli eventi sportivi. Tra i ragazzi, il 30 per cento dichiara di scommettere più di quanto dovrebbe, il 19 per cento ha mentito su quanto scommette e il 18 per cento ha perso soldi che avrebbe dovuto usare per fare pagamenti o rimborsare prestiti.
Eppure non c’è consenso sulla necessità di leggi più restrittive, e meno che mai sul divieto delle scommesse sportive. Il Partito repubblicano è felice di sostenere il libero mercato, a prescindere da quanto possano essere negativi i suoi effetti. Molti progressisti inoltre temono più gli stati con legislazioni punitive che il potere delle aziende. Le scommesse mettono a disposizione dei governi locali più tasse da spendere senza prenderle dalle tasche dei ricchi. E pazienza se questo fenomeno ha facilitato una ridistribuzione della ricchezza a scapito dei poveri.
Visti i passi avanti dell’intelligenza artificiale, nei prossimi anni le scommesse creeranno ancora più dipendenza e ci saranno molti altri Jontay Porter. In definitiva, gli americani non riusciranno a contrastare le forze che corrompono la loro cultura finché non decideranno di voler vivere in una società che celebra chi i soldi per vivere se li guadagna, e non chi li vince. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1561 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati