L’esigenza dell’Italia di abbandonare il gas russo per sostituirlo con quello del Nordafrica ha messo il governo di Giorgia Meloni in rotta di collisione con gli accordi internazionali sul clima. Roma ha chiarito la sua strategia per eliminare gradualmente il sostegno finanziario pubblico ai progetti per procurarsi carbone, petrolio e gas all’estero, ma gli esperti di cambiamenti climatici sostengono che queste nuove indicazioni sono piene di lacune.
L’accordo raggiunto nel 2021 al vertice delle Nazioni Unite sul clima Cop26 impegnava più di trenta paesi – tra cui Italia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti – a porre fine a nuovi finanziamenti pubblici per progetti esteri legati ai combustibili fossili entro la fine del 2022. Ma la guerra in Ucraina e la crisi energetica dello scorso anno hanno sconvolto questi piani.
L’Italia sosterrà l’esplorazione e la produzione di gas fino al 2026; il trasporto, lo stoccaggio e la raffinazione del petrolio fino al 2024; e la sua distribuzione fino al 2028. La nuova politica di Roma prevede un’ampia gamma di deroghe per continuare a sostenere i progetti sulle fonti fossili oltre le scadenze indicate, per motivi di sicurezza energetica. Prima dell’invasione dell’Ucraina, la Russia copriva circa il 40 per cento del consumo totale di gas dell’Italia, ma l’anno scorso è arrivata ad appena il 16 per cento. Le importazioni di gas dall’Algeria e dall’Azerbaigian sono aumentate.
Gli esperti di clima temono che Roma stia facendo marcia indietro rispetto ai suoi impegni internazionali. Invece di cercare di sostituire il gas russo con quello proveniente da altri paesi, l’Italia avrebbe potuto raddoppiare la produzione di energia da fonti rinnovabili e migliorare l’efficienza energetica per ridurre i consumi. “È molto deludente”, ha dichiarato Luca Bergamaschi, tra i fondatori di Ecco, un gruppo di riflessione sul cambiamento climatico. “Crea un terribile precedente per altri paesi”.
L’Eni ha firmato a gennaio un accordo da otto miliardi di dollari con la Libia per un giacimento di gas offshore. All’inizio di marzo Giorgia Meloni è andata in India per discutere di energia e per “esplorare possibili partenariati” nel trasporto di gas e nello stoccaggio dell’energia. L’Italia ha detto di aver preso in considerazione sia gli obiettivi climatici sia la crisi energetica.
Calo della domanda
Il gruppo di attivisti Oil change international ha dichiarato che il governo Meloni “ha infranto un importante impegno sul clima, quello di mettere fine ai finanziamenti pubblici per i progetti internazionali sui combustibili fossili, adottando la peggiore politica tra i paesi che hanno sottoscritto l’impegno del 2021”.
All’inizio di marzo la presidente del consiglio ha dichiarato in parlamento che il suo governo non nega la realtà del cambiamento climatico, ma crede in un “approccio pragmatico” alla transizione verde che non danneggi l’economia e non causi perdite di posti di lavoro. Oltre a fare marcia indietro sugli obiettivi climatici, l’Italia si è opposta a diverse componenti dell’ambizioso piano verde dell’Unione europea, resistendo per esempio insieme alla Germania al divieto di vendere auto con motori a combustione e criticando un piano per migliorare l’efficienza energetica nelle abitazioni.
Bergamaschi di Ecco ha affermato che molti dei grandi investimenti nel gas previsti dall’Italia potrebbero rivelarsi sbagliati, visto che l’Unione europea prevede un forte calo della domanda di gas in Europa nei prossimi anni: “Non abbiamo bisogno di questi investimenti per ragioni di sicurezza energetica. Abbiamo delle alternative”. ◆ ff
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Questo articolo è uscito sul numero 1505 di Internazionale, a pagina 39. Compra questo numero | Abbonati