Il cancelliere tedesco Olaf Scholz visiterà la Turchia subito dopo il vertice dell’Unione europea del 17 e 18 ottobre. In passato i leader occidentali in visita parlavano di adesione all’Unione europea, democrazia, diritti umani. Ora si discute solo di sicurezza. Scholz porta con sé muri, aerei e armi. Né il sostegno del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ad Hamas né il disprezzo di Ankara per le sentenze della corte europea dei diritti umani né il numero crescente di prigionieri politici né l’escalation di femminicidi dopo il ritiro del governo dalla convenzione di Istanbul sono all’ordine del giorno. La priorità è chiara: impedire ai profughi di raggiungere l’Europa e rimpatriare al più presto chi si è visto respingere la richiesta di asilo. L’accordo su questo è concluso, ora è solo una questione di dettagli: i rifugiati saranno rimandati in massa in Turchia con voli charter, come vuole Berlino, o in piccoli gruppi con voli di linea, come vuole Ankara?
La scorsa settimana Der Spiegel ha rivelato i vantaggi che la Turchia otterrebbe da questo scambio: il consiglio federale tedesco per la sicurezza ha dato il via libera alle esportazioni di armi alla Turchia per un valore di 336 milioni di euro. Entrambi i governi sembrano soddisfatti di questa cooperazione: Erdoğan potrà rafforzare il suo sistema di difesa e vantarsi del suo sostegno all’occidente. Con l’appoggio di Ankara, Scholz ostacolerà l’immigrazione irregolare e otterrà un vantaggio elettorale. Che ne sarà dei prigionieri politici in carcere per aver chiesto libertà e democrazia, delle donne uccise per la “sacralità della famiglia”, dei mezzi d’informazione censurati e della lotta per la democrazia sacrificata alle preoccupazioni per la sicurezza? ◆ sm
Can Dündar è un giornalista turco in esilio in Germania.
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Questo articolo è uscito sul numero 1585 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati