Di solito l’estate è la stagione delle scottature e delle allergie, mentre l’inverno è quella del raffreddore e dell’influenza. Ma ora sembra che un agente patogeno stia turbando il ciclo annuale delle malattie: il sars-cov-2, il coronavirus che causa il covid-19. I contagi aumentano anche in estate, e in paesi come Regno Unito, Stati Uniti e Francia c’è stata una nuova impennata di casi e ricoveri. All’inizio di aprile in Inghilterra si registravano in media 180 nuovi casi al giorno, mentre a metà luglio erano più di cinquecento. Aumenti simili erano stati osservati anche nelle estati precedenti. Perché il sars-cov-2 si diffonde con il caldo mentre altri virus respiratori – come l’influenza e il virus respiratorio sinciziale umano (rsv) – no?
Il covid-19 è emerso solo alla fine del 2019, ma una tendenza sembra ormai chiara: i contagi crescono sia in inverno sia in estate. Per esempio, alla fine del 2022 nel Regno Unito erano stati registrati quasi settemila nuovi casi al giorno. A metà luglio del 2023 sono scesi a circa trecento, per poi risalire a più di mille nell’agosto dello stesso anno. Probabilmente questo è in parte dovuto al fatto che il sars-cov-2 muta più rapidamente di altri virus respiratori comuni, generando nuove varianti che il nostro sistema immunitario è meno equipaggiato a combattere. “Il virus dell’influenza spesso ci mette un paio di anni prima di accumulare mutazioni capaci di eludere il sistema immunitario, e con l’rsv questo succede molto raramente, ma il virus del covid lo fa più volte ogni anno”, spiega Andy Pekosz della Johns Hopkins Bloomberg school of public health, negli Stati Uniti.
Anche se a volte le nuove varianti compromettono l’immunità, chi si è vaccinato o ha contratto una variante precedente non ha perso del tutto la capacità di combatterle. Tuttavia il sars-cov-2 è un virus relativamente nuovo, per cui non abbiamo ancora sviluppato un’immunità a lungo termine, dice Marc-Alain Widdowson dell’Organizzazione mondiale della sanità. “Il sistema immunitario riconosce la maggioranza delle infezioni respiratorie perché è stato esposto a ripetuti contagi fin dall’infanzia”, spiega. La minore immunità, sommata alla rapida evoluzione del sars-cov-2, fanno sì che per tutto l’anno i casi siano più numerosi rispetto a quelli di influenza o rsv. Di conseguenza “i picchi cominciano e si sviluppano più in fretta”, dice Pekosz.
Non è del tutto chiaro perché certe malattie infettive sono più comuni in inverno, ma un motivo potrebbe essere il fatto che nei mesi freddi le persone si incontrano in ambienti chiusi, facilitando il contagio. Anche se è più calda, l’estate favorisce la socialità e i viaggi, dice Francois Balloux dello University college London. Tali condizioni aiuterebbero la diffusione di qualsiasi malattia respiratoria, ma la maggiore prevalenza del sars-cov-2 può determinare più contagi, osserva Balloux.
Gli esperti concordano sul fatto che il covid-19 circola da troppo poco tempo per poter affermare con certezza se o quando emergerà una tendenza stabile. Widdowson, però, sospetta che con il tempo i casi si concentreranno in inverno, perché è quello che succede con gli altri coronavirus. Per Balloux la rapida evoluzione delle nuove varianti di sars-cov-2 rende particolarmente difficile prevedere l’andamento futuro della malattia. “Staremo a vedere”, dice.
Vaccini in ritardo
All’inizio del 2024 diversi paesi hanno lanciato campagne vaccinali primaverili, ma in Inghilterra su circa sette milioni di persone idonee al vaccino lo hanno ricevuto solo quattro milioni. Poiché il sars-cov-2 ha una prevalenza relativamente alta per tutto l’anno, vaccinarsi può essere utile in qualunque stagione, dice Widdowson. I vaccini somministrati a primavera però hanno la stessa formula di quelli dell’autunno del 2023, per cui sono risultati meno efficaci contro le nuove varianti.
Per sviluppare un vaccino possono volerci mesi, quindi può succedere che i produttori non siano in grado di commercializzarne più versioni ogni anno, spiega Pekosz. Ma se le impennate estive di covid-19 continueranno, sarà necessario sforzarsi di farlo. ◆ sdf
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Questo articolo è uscito sul numero 1578 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati