Sto per compiere trent’anni e sono gay. Ai miei genitori non l’ho ancora detto. Ho sempre pensato che l’avrei fatto quando ci sarebbe stato qualcosa da raccontare, per esempio una relazione stabile. Faccio bene? –Emanuele
Quando Mahmood ha vinto il festival di Sanremo, nel 2019, sono state fatte molte congetture sul suo orientamento sessuale. Ai giornalisti che gli chiedevano se fosse gay, rispondeva che la sua generazione non ha bisogno di certe etichette né di fare grandi annunci. Io, che appartengo a una generazione per la quale il coming out è stato un potente strumento politico, all’inizio ho accolto questo atteggiamento con una certa diffidenza.
Ma poi mi sono ricreduto: negli anni successivi Mahmood, anche se non ha fatto un coming out esplicito, non ha neanche fatto nulla per nascondere il suo orientamento sessuale. Una bella lezione per noi della vecchia guardia, e forse anche per te: se non vuoi fare annunci ai tuoi genitori, chiediti quante volte non gli hai raccontato cose della tua vita perché sarebbe stato un coming out implicito.
Essere gay non ha nulla a che fare con lo stare in coppia, perché è un modo di essere, non uno stato civile. Ogni volta che hai evitato di dire ai tuoi che sei uscito con un ragazzo, che sei stato al Pride, che ci sei rimasto male per una battuta omofoba, hai rafforzato il muro che ti separa da loro. Puoi scegliere se dirglielo chiaramente o se lasciar parlare i fatti, ma in ogni caso metti i tuoi genitori nella condizione di capirti fino in fondo.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1451 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati