Il mio compagno, un uomo eccezionale ma anche complicato, ha una relazione molto conflittuale con i genitori e li incolpa di tutti i suoi problemi. Sicuramente ha subìto forme di violenza psicologica che nessun bambino dovrebbe vivere, ma mi chiedo a che età bisogna smettere di incolpare i genitori per quello che non va in noi. –N.
“Continuerò a dare la colpa a mio padre finché non inventaranno la macchina del tempo e potrò tornare indietro per impedirgli di smerdarmi l’infanzia”. Questa era la risposta che un certo Thom dava sul sito di domande Quora qualche anno fa, a qualcuno che ne faceva una molto simile alla tua. Una risposta più equilibrata era quella di Lisa O, che scriveva: “Quello che ci è capitato non è giusto. Tutti dovrebbero avere un’infanzia serena, e invece a noi non è andata così. Quello che succede quando diventiamo adulti, però, dipende da noi. Non è facile, non voglio minimizzare quanto sia dura. Ma restare aggrappati alla recriminazione non ci permetterà di guarire, di crescere e di stare meglio”. Io sono d’accordo con lei. Una volta la scrittrice Elizabeth Gilbert, parlando di quando ha dovuto affrontare un grave lutto, ha usato una metafora che mi piace molto: “La vita ci mette davanti una serie di ingredienti che non abbiamo scelto e l’unica cosa che possiamo fare è cucinare il piatto migliore possibile con quello che abbiamo”. Quello che ha subìto il tuo compagno non è giusto, ma adesso sta a lui superarlo. Con la terapia, con il perdono, con l’allontanamento o qualunque altro strumento ritenga necessario.
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Questo articolo è uscito sul numero 1585 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati