Bonnefoy unisce uno straordinario senso del dettaglio a una sottile arte dell’ellissi per condurci “attraverso il lungo e lento fogliame degli eventi” in una “giungla di ricerche, dolori e nascite”. Tutto comincia intorno al 1870, nel Giura, quando un viticoltore di Lons-le-Saunier, rovinato dalla fillossera, decide di imbarcarsi per la California portandosi un vitigno. Per una coincidenza che si può chiamare destino, sbarca in Cile e, in seguito a un malinteso al servizio immigrazione, lo ribattezzano con il nome del suo luogo di nascita. Si inaugura così la stirpe dei Lonsonier, francesi esiliati in Cile. Tuttavia, il figlio Lazare si ricorda presto della patria, e combatte per la Francia nella prima guerra mondiale. Tutti i personaggi sono di un’umanità commovente. C’è Thérèse, la moglie di Lazare, che parla con gli uccelli; c’è la figlia Margot, alla quale uno sciamano mapuche insegna la levitazione, instillandole la passione per l’aviazione, e che parteciperà alla seconda guerra mondiale. Questo realismo magico, lontano dal pittoresco, sublima il romanzo. Ma Bonnefoy non si sottrae alla realtà più tragica. L’eredità evocata dal titolo è quella delle generazioni i cui desideri e dilemmi si trasmettono in viaggi a doppia direzione. Camille Laurens, Le Monde
Quei giorni sconvolsero tutti. Il 9 novembre 1989 crollò il muro di Berlino. Per quasi trent’anni aveva simbolicamente separato il mondo libero dal blocco comunista. Gli storici hanno descritto questo evento analizzandone le cause politiche, economiche e internazionali. Christine de Mazières ci si avvicina da romanziera. Non usa una visione panoramica ma procede per frammenti, simili a quei pezzi di muro che i protagonisti della notte di quel novembre strapparono e conservarono come reliquie. I loro nomi sono Micha, Niklas, Karl, Lorenz, e sono persone comuni, o quasi. Tutti hanno appena sentito le parole del portavoce dell’ufficio politico sulla possibilità per i tedeschi dell’est di viaggiare e perfino di lasciare il paese “subito”. Queste parole si sono diffuse in città, causando una corsa verso ovest. Il sogno di un mondo chiuso, protetto dal capitalismo velenoso, si sta dissolvendo. Anna è tornata a Berlino. Ma non può dimenticare un’insolita visita nella parte est quattro anni prima. Non solo la storia, anche la
geografia e l’intima architettura della città giocano una parte in questo romanzo di parole e immagini. Ma ciò che è importante qui sono i personaggi e le loro voci. Man mano che le pagine procedono, la trama si infittisce e le voci si uniscono per formare non un coro, ma una sinfonia. Facce, personaggi e storie emergono dal blocco apparentemente monolitico della Germania est. Sono ribelli o apparatčik, ma a dispetto della vulgata marxista sono i loro destini individuali, le loro passioni, il loro coraggio, la loro codardia che faranno la storia. E daranno a Christine de Mazières il materiale per un magnifico romanzo.
Étienne de Montety, Le Figaro
In questo thriller letterario Christopher Bollen rivela uno stile elegante. Immagini nitide e descrizioni incisive danno vita sia all’isola greca di Patmos sia ai ricchi che la visitano. Ma il paradiso non è proprio quello che sembra, soprattutto in mezzo al regime di austerità della Grecia e all’afflusso di rifugiati siriani. Patmos, del resto, è anche il luogo in cui è stato scritto il libro dell’Apocalisse. Ian ci arriva alla fine della sua vita. Tagliato fuori dal testamento del padre, ha rubato dalle casse di famiglia. Senza prospettive di lavoro, si rivolge a un vecchio compagno di scuola, Charlie, rampollo di una ricchissima famiglia che gestisce un’attività di noleggio yacht. Il titolo del romanzo viene da un gioco della loro adolescenza: “Un gruppo di uomini armati con passamontagna neri (numero variabile) irrompe nella stanza e comincia a sparare. Cosa fai?”. I veri uomini armati alla fine si presentano e la violenza punteggia occasionalmente questa trama altrimenti tranquilla. La tensione della storia di Ian è più esistenziale. In debito con Charlie, accetta di dire una piccola bugia alla sua fidanzata e poi alle autorità, che mette alla prova esigenze contrastanti di lealtà, etica e autoprotezione. In definitiva, i distruttori non sono uomini in passamontagna, ma i segreti che ti porti dietro.
Art Taylor, The Washington Post
Sulle montagne del Kentucky settentrionale un omicidio minaccia di scatenare una faida. Quando una vedova di mezza età è trovata strangolata, Linda, lo sceriffo della contea, recluta il fratello Mick perché la aiuti nelle indagini. Mick è un detective della omicidi dell’esercito, ma in quel momento è in licenza per affrontare il disastro del suo matrimonio. Il caso arriva a coinvolgere fazioni politiche, interessi economici, un agente dell’Fbi, corrieri di eroina e scagnozzi della mafia di Detroit. Ma la cultura e l’ambientazione sono i veri protagonisti del romanzo, che ruota intorno ai radicati costumi locali per cui la famiglia è al di sopra di ogni altra cosa e “gli atti di vendetta si perpetuano attraverso le generazioni”. Tutto questo è narrato dal punto di vista di un mezzo outsider, Mick, che è stato via così a lungo da essere costretto a spiegare al lettore il comportamento di tutti. Il risultato è un noir rurale in cui gli insoliti codici di condotta dei personaggi portano a continue sorprese.
Sam Sacks, The Wall Street Journal
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati