Cultura Libri
Rainbirds
324 pagine, 16 euro

Il romanzo di debutto di Clarissa Goenawan, nata in Indonesia, è ambientato in Giappone, è stato scritto a Singapore ed è stato pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti: una specie di tour de force letterario transnazionale. Il giovane Ren Ishida va nella città inventata di Akakawa per raccogliere le ceneri della sorella Keiko, che è stata uccisa, e parlare con la polizia. Lì trova un impiego come insegnante nella stessa scuola dove lavorava la sorella e sfrutta l’occasione per cercare di capire cos’è successo. Tra il giovane protagonista disaffezionato, i riferimenti al jazz e le occasionali stravaganze – Ren promette a una ragazza incontrata in sogno di trovarla nella vita reale; un’altra ragazza taccheggia compulsivamente gomme da masticare – tutto suggerisce che l’autrice stia rendendo omaggio a Haruki Murakami. Goenawan non conosce di prima mano la cultura giapponese, ma l’autenticità culturale qui non è importante. Come nella narrativa di Murakami, l’ambientazione non è il Giappone reale, ma una dimensione immaginaria dove tutto può accadere. Rainbirds è un romanzo a enigma, ma non è costruito sulla tensione. I segreti sono rivelati, le sorprese si manifestano e le relazioni aggrovigliate si dipanano. I lettori saranno trasportati dal suo fascino inquietante.

Suzanne Kamata, The Japan Times

Nuotare nel buio
199 pagine, 17,00 euro

Questa storia d’amore gay tra due ragazzi polacchi che vivono sotto il regime comunista è splendidamente scritta, appassionata e piena di malinconia come qualsiasi cosa di Edmund White o Alan Holling­hurst. Il romanzo è indirizzato da Ludwik al suo ex amante Janusz, che ha lasciato per andare a vivere una nuova vita in America. I due s’incontrano in un campo di lavoro nel 1980. Ludwik presta a Janusz una copia proibita di La camera di Giovanni di James Bald­win, che scatena un’idilliaca, anche se clandestina, storia d’amore adolescenziale. Nelle grigie strade di Varsavia, la storia d’amore si scontra con moltissime resistenze. Un movimento di protesta è cominciato e finirà per squarciare la cortina di ferro; gli amanti sviluppano approcci diversi per affrontare la triste realtà della vita sotto il dominio autoritario, e la separazione è inevitabile. Nuotare nel buio è destinato a diventare un classico della letteratura queer, e la sua dimensione politica ampia apre un nuovo terreno nel genere.

Cameron Woodhead, The Sydney Morning Herald

L’hotel di cristallo
416 pagine, 20,00 euro

Ambientato nel primo decennio di questo secolo, L’hotel di cristallo si muove tra un gruppo di personaggi interconnessi, ma geograficamente e a volte cronologicamente disparati. Il loro punto di connessione è Jonathan Alkaitis, un finanziere simile a Bernie Madoff, che finisce in prigione dopo che il suo schema truffaldino multimiliardario viene scoperto, ma non prima di aver rovinato delle vite. Una di queste vite appartiene a Vincent, la giovane moglie-trofeo canadese di Alkaitis. Ai tempi d’oro, Vincent si muoveva tra le vetrine opulente, una grande villa nella periferia del Connecticut e un pied-à-terre a Manhattan. Che questa esistenza dorata non fosse destinata a durare è accennato nelle pagine iniziali del romanzo, ambientate dieci anni dopo, che descrivono Vincent mentre scivola lungo la fiancata di una nave container prima di precipitare, come Icaro, nel mare in tempesta. Una spiegazione adeguata deve ancora arrivare, ma quando veniamo a sapere che la madre di Vincent è annegata quando lei aveva tredici anni avvertiamo una certa circolarità. Finché non ha incontrato Alkaitis lavorando come barista in un hotel di vetro e travi di legno di quercia dell’isola di Vancouver, Vincent era metaforicamente alla deriva. I molteplici, a volte complessi, cambiamenti di luogo, di prospettiva e di tempo del romanzo sono segnalati e resi fluidi da corrispondenti spostamenti stilistici. Altre volte, L’hotel di cristallo si presenta come un romanzo giallo vecchio stile. I fili della trama sono continuamente lasciati cadere e poi raccolti, con una spolverata di elementi fantastici.

Emily Donaldson, The Globe and Mail

La lista del giudice
324 pagine, 22,00 euro

Al centro del libro c’è Lacy Stoltz, un’investigatrice del Florida board on judicial conduct, che i lettori di John Grisham avevano già conosciuto in un romanzo precedente, L’informatore. Lacy incontra Jeri Crosby, il cui padre è stato ucciso da uno sconosciuto vent’anni prima. Jeri insegue il suo assassino da allora ed è sicura che sia lo stesso uomo responsabile della morte di altre persone nel corso di vent’anni, tutte soffocate da una corda legata con lo stesso nodo molto raro. Dice anche di sapere chi è: un giudice della Florida di nome Ross Bannick. “Non siamo attrezzati per un lavoro come questo”, spiega Lacy. “Ho bisogno di un’amica, Lacy”, implora Jeri. “Per favore, non abbandonarmi”. La storia di Jeri è persuasiva, sostenuta da documenti e testimonianze. Presenta un reclamo ufficiale all’agenzia di Lacy, ma prega di rimanere anonima. Lacy e la sua squadra portano avanti le ricerche, anche se il giudice strangolatore continua a mettere in atto la sua compulsione omicida. Quella di Bannick, apprendiamo, è una vendetta contro chi ritiene gli abbia fatto un torto: “Ce n’erano una decina sulla sua lista, più o meno”, riflette. “Più o meno. Dieci eliminati, ne mancano due. Forse tre”. Quanto tempo prima che Jeri attiri la sua fatale attenzione? Ricco di dettagli high-tech e tremante di suspense, La lista del giudice può tenerti sveglio per una notte.

Tom Nolan, The Wall Street Journal

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1438 - 3 dicembre 2021
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