Cultura Suoni
KICK ii, KicK iii, kick iiii, kiCK iiiii
Arca (Hart Leshkina)

Arca capisce più di ogni altra artista la condizione umana. La illumina con la musica, le performance, i video e qualsiasi altro strumento scelga per esprimersi. Il mondo che ha creato sfida qualsiasi etichetta di genere e identità. Trova liberazione nell’entropia e nel caos. Ognuno dei dischi della serie Kick esplora un pezzo dell’identità che vive dentro di lei, come dimostrano le copertine: nel primo album Arca ha forma umana, mentre nell’ultimo, kiCK iiiii, quella di una dea. Il titolo della serie, come ha spiegato Arca, si riferisce ai calcetti che un feto dà dentro l’utero. Gestazione e transizione, nascita e rinascita sono esplorate come un processo continuo e ciclico. I diversi stati interiori dell’autrice sono riflessi dalla pasta sonora di ogni disco, dal pomposo reggaeton di KICK ii al minimalismo orchestrale di kiCK iiiii, nel quale Arca offre la versione più dimessa di sé. Dopo le incursioni di Björk e Rosalía nel primo capitolo, ­Kick, tra le nuove uscite c’è un’altra collaborazione importante: Ryuichi Sakamoto presta la sua voce al brano Sanctuary. Tutti lavorano insieme per supportare la visione di Arca, la cui voce si spezza, si guasta ed esplora il flusso dell’esistenza.

Joey Arnone,
Under the Radar

Red (Taylor’s version)

Questa è la seconda di una serie di riregistrazioni del vecchio catalogo di Taylor Swift, che nel 2020 ha finalmente risolto il contenzioso con i vecchi manager della sua precedente etichetta, la Big Machine. In Red (Taylor’s version) la cantante statunitense rivisita la sua autoproclamata svolta pop. Pubblicato nove anni dopo l’originale, Red (Taylor’s version) mostra alcuni segni di maturazione, in particolare nei momenti esplicitamente pop, come I knew you were trouble, 22 e We are never ever getting back together, che sembrano leggermente in sordina rispetto alle versioni del 2012. Tuttavia lo scopo delle nuove registrazioni è restare il più vicino possibile alle versioni originali, e da questo punto di vista Swift è riuscita nel suo intento. La parte più interessante di Red (Taylor’s version) arriva nella seconda metà, quando Swift registra le canzoni lasciate in archivio, tra cui Better man, una canzone che aveva regalato ai Little Big Town e che aveva vinto un Grammy. In questa sezione inoltre ci sono i duetti con Phoebe Bridgers (Nothing new), Chris Stapleton (I bet you think about me) ed Ed Sheeran (Run). Il clou è una versione di dieci minuti di All too well, una ballata amara che era già uno dei picchi di Red e ora si è trasformata in un epico addio. Basta questo brano a giustificare l’intera operazione.
S. Thomas Erlewine,
Allmusic

Monument
Portico Quartet (Gondwana Records)

In Ultraviolet, la terza traccia dell’ultimo lavoro dei Portico Quartet, i suoni elettronici sono seducenti e si scontrano con bagliori lontani spezzati solo da un romantico sassofono. C’è un po’ di jazz, un po’ di ambient e di post-rock, un miscuglio che il gruppo londinese ha imparato a perfezionare nel corso di sei album. Monument è la loro seconda uscita dell’anno e raccoglie dieci paesaggi sonori, placidi e melodici, in chiave puramente elettronica. I risultati migliori sono nelle variazioni discrete delle trame che attraversano il disco mantenendo costantemente un’atmosfera tranquilla. I brani più riusciti oscillano tra tensione e rilassamento, come in A.O.E., costruito su una dissonanza sottile e sul contrappunto delicato tra gli strumenti. Monument non è una sorpresa per chi conosce il catalogo della band. È una conferma della capacità dei Portico Quartet nel mescolare generi e idee e s’impone come il loro lavoro finora più convincente.

Vanessa Ague, The Quietus

Gustav Mahler morì prima di completare la sua decima sinfonia: aveva quasi finito il primo movimento, ma lasciò solo appunti degli altri quattro. Prima che fosse preparata un’edizione per orchestra, nel 1950 il pianista Pietro Scarpini presentò una trascrizione per due pianoforti dei manoscritti dei movimenti incompiuti, sovrincidendo le due parti. È uno dei tesori dell’album della Rhine Classics. Ci sono anche due spettacolose esecuzioni del concerto di Busoni, la sua Fantasia indiana, opere interessanti e quasi sconosciute di Luigi Dallapiccola e Valentino Bucchi, uno sfavillante Prometheus di Skrjabin e un folgorante recital di pezzi per piano solo del compositore russo. È una collezione davvero eccezionale.

Rob Cowan, Gramophone

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1439 - 10 dicembre 2021

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