Cultura Suoni
Once twice melody
Beach House (David Belisle)

Once twice melody comincia da un’alba estiva, tra chitarre che disegnano una scena d’incantevole beatitudine. E finisce 17 canzoni dopo, immerso nell’oscurità, dove “l’universo ci raccoglie”. Un arco epico perfetto per il duo di Baltimora, che non ha mai nascosto la sua attrazione per l’infinito. Nel primo album che hanno prodotto interamente da soli, hanno creato qualcosa di sontuoso e affascinante. Once twice melody non lo ascolti e basta, ti ci perdi proprio dentro. L’evoluzione della band ricorda il paradosso della nave di Teseo, un vascello che nel corso degli anni sostituisce ogni sua parte e alla fine non resta nulla dell’originale. Alla fine la nave resta identica, ma chi può dire se è la stessa nave? I Beach House sono cambiati nei contorni, ma la sostanza è rimasta identica; da nave di legno segnata dalle intemperie si sono trasformati in un’astronave luccicante. Tra riferimenti più o meno sorprendenti, plasmano una vita che nasce dall’ascolto puro, dal piacere stesso di perdersi nella musica. Forse si è tentati di chiedersi se l’album è troppo lungo, ma più l’ho ascoltato e più è stato difficile decidere quali brani avrei potuto tagliare. Hai bisogno di spazio per proiettare un sentimento così ampio. La strada dal sole estivo all’oscuro abbraccio dell’universo è lunga, e con Once twice melody i Beach House vogliono percorrerla tutta.

Philip Sherburne,
Pitchfork

Texas Moon

Sono passati due anni da quando il trio funk psichedelico Khruangbin si è unito al cantautore rnb Leon Bridges per Texas Sun, un ep collaborativo che rendeva omaggio allo stato d’origine degli artisti. Ora, entrambi con nuovi album alle spalle (Mordechai dei Khruangbin e Gold-diggers sound di Bridges), hanno unito le forze ancora una volta con Texas Moon. Se a volte nel predecessore sembrava che i Khruangbin fossero solo un gruppo di accompagnamento per le melodie di Bridges, quasi come se avessero paura di oscurarlo, le cinque tracce di Texas Moon suonano in modo più naturale e sottolineano i punti di forza di entrambi. In Chocolate hills Bridges si esibisce in una delle sue migliori performance di tutti i tempi, suonando non troppo lontano da Frank Ocean mentre canta in modo romantico un bacio “sulle tue labbra color rosa” guidato dalla produzione minimale dei Khruangbin.

Carter Gray Shelter,
Glide Magazine

Few good things
Saba (dr)

Quando nel 2018 il rapper di Chicago Saba ha pubblicato il suo album Care for me, il suo mondo era avvolto dall’oscurità. L’accoltellamento di suo cugino Walter Long Jr., il fondatore dell’etichetta Pivot Gang, ha gettato un’ombra sui temi del disco, focalizzato sulla solitudine e il lutto e arrangiato con pianoforti barocchi e malinconici. Il suo nuovo album, intitolato Few good things, cambia decisamente registro. La produzione, curata da daedae­PIVOT e Daoud, fa suo un vertiginoso mix di stili di produzione tra neosoul, funk e vari sottogeneri dell’hip hop. Saba fornisce uno sguardo completo sulle sue esperienze di vita. Dà spazio sia ai festeggiamenti sia ai lutti dolorosi, descrivendo la dualità della condizione umana con misurato equilibrio. Le sue rime sono potenti e commoventi in ogni brano. Per esempio in 2o12, una lettera a se stesso da giovane, o nell’introspettiva Make believe. Few good things mette in mostra un narratore arrivato al culmine della sua ispirazione.

Matthew Ritchie,
HipHopDx

Nobilissimo istromento. Musica per liuto del rinascimento italiano

Gli appassionati di musica antica conoscono da molti anni Luca Pianca, uno dei fondatori dell’ensemble Il Giardino Armonico. Ora il liutista svizzero ha deciso di dedicare il suo primo disco solista al rinascimento italiano: domina Francesco da Milano (1497-1543), circondato da autori oggi meno famosi (Vincenzo Capirola, Orazio Vecchi, Perino Fiorentino e molti altri). In questi brevi pezzi Pianca sceglie un’estetica molto italiana, con risultati avvincenti: grande proiezione dinamica, virtuosismo sicuro e vivacità scintillante. Una scelta che poggia su solide testimonianze che indicano, per esempio, come Francesco da Milano prediligesse un suono percussivo dello strumento. Questa lettura sempre comunicativa è rinforzata dall’acustica della chiesa di Santa Maria Assunta di Lugano, incredibile cassa di risonanza esterna per il liuto di Pianca.

Fabienne Bouvet,
Classica

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1449 - 25 febbraio 2022

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