Cultura Schermi
Licorice Pizza
Cooper Hoffman, Alana Haim
Stati Uniti 2021, 104’. In sala
Licorice Pizza (dr)

Come titolo per questa pastorale californiana nella soleggiata costa ovest degli anni settanta, Licorice Pizza funziona molto bene. Era il nome di una catena di negozi di dischi, ormai chiusa. Sarebbe stato bello se fosse stato un titolo inventato, ma no, esisteva già prima. Anche se il film stesso ondeggia tra realtà e allucinazione indotta dalla nostalgia. È una storia d’amore ambientata nel 1973, troppo interessante e complessa per essere definita “storia di formazione”. Un ragazzo di 15 anni, sorridente e con la parlantina sciolta incontra una donna annoiata di 25 anni, in egual misura divertita, incuriosita e depressa quando lui comincia a provarci e si rende conto che in qualche modo è interessata. Paul Thomas Anderson ha trasformato due attori al primo film in due grandi star. Cooper Hoffman, figlio di Philip Seymour Hoffman, è incredibilmente sicuro di sé nei panni di Gary Valentine, un ragazzo un po’ imberbe la cui carriera di attore bambino è in declino e che si guarda intorno in cerca di alternative. Alana Haim, della pop band Haim (di cui Anderson ha diretto i video) è perfetta nel ruolo della permanentemente esasperata Alana Kane, una giovane donna che ha la bellezza e il carisma di una giovane Barbra Streisand. Per il personaggio di Gary, Anderson si è basato sulle memorie dell’attore/produttore Gary Goetzman e in parte su suoi ricordi più recenti. Ma ha deciso di ambientare la storia nel 1973 , evocando l’epoca in maniera superba, magari per esplorare temi come l’amore trasgressivo con un tono da avventura romantica senza doversi impantanare nelle noiose politiche di genere del ventunesimo secolo. È il film più luminoso e caloroso di Anderson, Boogie nights senza pornografia e sesso, Vizio di forma senza ansie metafisiche. Una pizza deliziosa di cui non vediamo l’ora di mangiare un’altra fetta.
Peter Bradshaw, The Guardian

Reflection
Roman Lutskyi
Ucraina 2021, 125’. In sala

È il novembre del 2014. Il chirurgo ucraino Serhij (Roman Lutskyj) partecipa alla festa di compleanno della figlia Polina (Nika Myslytska), insieme alla sua ex e madre di Polina e all’attuale partner della donna, Andrij. I rapporti sono cordiali ma tesi e Serhij prova un senso d’inadeguatezza di fronte all’altro uomo, un soldato che combatte per la causa ucraina. Il senso di colpa vagamente borghese di Serhij viene definito da una serie di scene che conducono a una sequenza in cui vediamo lui, adesso al fronte, perdersi insieme a un commilitone e finire catturato. A questo punto, prima che Serhij possa tornare alla vita civile, assistiamo a una serie di scene incredibilmente violente di torture e uccisioni. Il regista ucraino Valentyn Vasjanovyč crea una catena di parallelismi estremamente precisi – o meglio, immagini morali speculari – tra la vita e la psiche di un civile e le azioni e reazioni dello stesso uomo in guerra. Innocui colpi di paintball che imbrattano una parete si trasformano in proiettili che spaccano una vetrata. Le mani di un chiurugo che salvano vite si trasformano in strumenti di misericordia quando uccidono soldati sofferenti. Ma ancora più dura è la questione di come tornare a casa da una guerra da cui non si torna mai davvero indietro.
Jessica Kiang, Variety

Moonfall
Halle Berry, Patrick Wilson
Stati Uniti / Cina / Regno Unito / Canada 2022, 130’. In sala
Reflection (dr)

Moonfall è probabilmente il primo film che azzarda la domanda: e se cadesse la Luna? Come potete ben immaginare è profondamente ridicolo. Un po’ come succede per New York nei drammi sulla classe media, i personaggi parlano della Luna come se fosse a sua volta un personaggio. Si passa da “fanculo la Luna” a “la Luna ci aiuterà”. E quando il satellite comincia davvero a cadere, le immagini della devastazione planetaria (le maree, certo, ma anche qualche meno scontato problema con la gravità) si alternano a spezzoni di telegiornali in cui presentatori inespressivi dichiarano: “Il saccheggio è diventato il passatempo preferito nel Regno Unito”. Vi aspettavate qualcos’altro da Moonfall? A questo punto, o ci si arrende ai piaceri superficiali del grande sogno americano a occhi aperti del re delle catastrofi Roland Emmerich, o si evita accuratamente di andare a vedere questo film.
Clarisse Loughrey, Independent

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1452 - 18 marzo 2022
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