Robert Eggers ha realizzato il noir nordico definitivo: un revenge horror atavico basato sull’antica leggenda norrena di Amleth, giovane principe impegnato in una sanguinosa vendetta nei confronti dello zio che ha ucciso suo padre e ha sposato sua madre. La stessa leggenda che ispirò l’Amleto di Shakespeare. Tra i numerosi atti di frenetica violenza, il film fa a pezzi l’indecisione di Amleto: elimina la malinconia elisabettiana e le esitazioni esistenziali di cui Shakespeare aveva intriso il suo eroe e lo trasforma in un guerriero determinato. The northman è una storia nichilista, caotica e orribilmente feroce sul ciclo infinito della violenza, sulla scelta tra amare gli amici e odiare i nemici (tutt’altro che libera) e sul filo del destino lungo il quale gocciola la deliziosa tossina della mascolinità. Un film esagerato con epiche visioni del cosmo in fiamme. Impossibile distogliere lo sguardo.
Peter Bradshaw, The Guardian
Stati Uniti 2021, 136’. In sala
Argentina / Spagna 2021, 114’. In sala
La satira si regge su un equilibrio delicato. Gli argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat (Il cittadino illustre) sono due veterani, ma stavolta, rivolgendo il loro sguardo acuto al mondo del cinema, potrebbero essere stati imprecisi nei loro calcoli. Arrivato a ottant’anni, un imprenditore miliardario (José Luis Gómez) decide di finanziare un “grande film” per lasciare ai posteri una traccia. Affida la regia alla Palma d’oro Lola Cuevas (Penélope Cruz) che invita due mostri sacri per una seduta di prove: il fanfarone hollywoodiano Félix (uno scatenato Antonio Banderas) e il serissimo attore teatrale Iván (un apparentemente più sobrio Oscar Martínez). Lola li mette uno di fronte all’altro e la rivalità tra i due anima una serie di gag divertenti. Non c’è niente di male a realizzare una satira costruita su singole scenette, ma non tutte sono efficaci e alla fine non formano un insieme soddisfacente.
Júlia Gaitano Mendizabal, El Antepenúltimo Mohicano
Stati Uniti 2022, 116’. In sala
Nessuno è capace di recitare il ruolo del tipo bello ma stupido come Channing Tatum. Ci vuole delicatezza ed è molto più che fare la parte dello stupido e basta. Si tratta di catturare la dolce e offesa disperazione di un uomo che avverte la pressione di dover soddisfare le aspettative rispetto a un certo ideale di mascolinità, ma non sa proprio da che parte cominciare. Con Sandra Bullock, attrice perfetta per interpretare donne brillanti che ancora non sono riuscite a far quadrare il cerchio delle loro esistenze, forma una coppia più o meno perfetta, soprattutto in quella che gli autori hanno proposto come una versione aggiornata di All’inseguimento della pietra verde. Durante un tour di presentazione del suo ultimo libro, Loretta (Bullock), archeologa vedova che ha avuto successo come scrittrice, accompagnata dal modello che compare sulle copertine dei suoi libri (Tatum), è rapita dal rampollo di un magnate dei media, che vuole sfruttarla per trovare un tesoro sepolto in un’isola dell’Atlantico. La deriva della storia può far storcere il naso, ma Bullock e Tatum sono tali professionisti della commedia romantica che non fare il tifo per loro è quantomeno maleducato.
Clarisse Loughrey, Independent
Tunisia, Francia, Libano, Qatar 2019, 96’. In sala
Nell’estate 2011, Farès e Meriem, una coppia di tunisini ricchi, sono in vacanza nel sud del paese con il figlio Aziz. Rimangono coinvolti in un conflitto a fuoco e il bambino è ferito. La necessità di un trapianto rivela che Farès non è il padre biologico di Aziz e mette Meriem in una posizione ancora più complicata. Il film di esordio di Mehdi Barsaoui diventa così un’analisi molto incisiva su temi etico-politici estremamente rilevanti, soprattutto in un paese in pieno caos, com’era la Tunisia all’epoca. Peccato che con il procedere dell’intrigo la storia sia divisa quasi meccanicamente in due rami distinti, rendendo Un figlio un film eccessivamente schematico.
Ariel Schweitzer, Cahiers du cinéma
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