Il nuovo film di Cronenberg è un’esibizione di atrocità in stile ballardiano ambientata in un futuro inquietante, in cui il corpo delle persone cambia facendo pensare a una fase evolutiva post-umana. I progressi nel campo medico e analgesico hanno ridotto le sensazioni fisiche al punto che il dolore è un ricordo del passato (e oggetto di nuove perversioni), come il piacere, il disgusto, la paura. Fanno capolino anche delle mutazioni, di cui però non è chiara la funzione. L’artista Saul (Viggo Mortensen) sviluppa nuovi organi in quantità e la fidanzata ex chirurga Caprice (Léa Seydoux) lo aiuta a coltivarli e a usarli per delle performance. L’intrigo coinvolge le autorità che devono monitorare le mutazioni e gli edonisti per cui “la chirurgia è il nuovo sesso”, come sussurra la nervosa Timlin (Kristen Stewart) a Caprice. Crimes of the futures si può vedere come una commedia nera, ma forse interpretarlo in questo modo è scorretto: ridere è “vecchio sesso”. Il punto forse è che qui siamo oltre categorie come serio e divertente, o anche come disgustoso e sexy. In ogni caso quello su cui c’invita Cronenberg è un pianeta straordinario e il regista insiste perché ci togliamo il casco prima di essere sicuri che l’atmosfera sia respirabile.
Peter Bradshaw, The Guardian
Stati Uniti 2022, 107’.
Russia / Francia / Svizzera 2022, 143’.
Peso massimo del cinema russo contemporaneo, Kirill Serebrennikov da tempo è interessato dalla figura di Pëtr Ilič Čajkovskij. Al centro del suo film troviamo la moglie del compositore, Antonina Miljukova, e il loro disastroso matrimonio. L’inizio evoca il triste destino delle donne nella Russia dell’ottocento, ma Tchaikovsky’s wife non è un pamphlet femminista. Né semplicemente una biografia per appassionati di musica. Si può invece dire che ci troviamo di fronte a una delle più potenti allegorie sull’ancestrale alienazione del popolo russo verso un potere che ha sempre voluto renderlo schiavo.
Jacques Mandelbaum, Le Monde
Romania / Francia / Belgio 2022, 125’.
Cristian Mungiu torna a Cannes con un film a forte connotazione sociale. Siamo in un villaggio multietnico in Transilvania, luogo perfetto per scandagliare i più bassi istinti dell’essere umano. Il periodo natalizio è agitato da sentimenti poco cristiani, dalla fiamma xenofoba e dagli spettri dell’impoverimento. Seguiamo Matthias, che torna dopo un’infruttuosa migrazione in Germania, e la sua ex, Csilla, ambiziosa dirigente di una panetteria industriale alle prese con una carenza di manodopera. Il punto focale emotivo del film è affidato a un bambino che vive un’esperienza agghiacciante. Ma il bambino, come tutti i personaggi, è strumentalizzato da una sceneggiatura che ci tiene troppo a farci la morale.
Sandra Onana, Libération
Francia 2022, 108’.
Alice (Marion Cotillard) è una famosa attrice di teatro. Louis (Melvil Poupaud) è suo fratello, insegnante e poeta, sconosciuto. Si odiano. Il perché ci sarà rivelato lungo la strada, un sassolino per volta, mentre i due si avvicinano a un pericolo peggiore di un orco: tornare a volersi bene. Il film ondeggia in una zona d’incertezza permanente, ricca di finzione, false improvvisazioni, reale maestria.
Gérard Lefort, Les Inrockuptibles
Corea del Sud 2022, 138’.
Hae-joon (Park Hae-il) è un detective della omicidi che indaga sulla morte di un uomo apparentemente dovuta a un incidente di montagna. La reazione della vedova Seo-rae (Tang Wei), immigrata cinese, è però sospetta. Hae-joon subisce il fascino di Seo-rae e rischia di compromettere l’indagine. Questo neo-noir non punta sull’erotismo potente che il regista ha scatenato in Mademoiselle e la rappresentazione del crimine è meno viscerale di quella vista in Old boy. È la dimostrazione che anche senza eccessi Park è capace di dar vita a un thriller perfettamente soddisfacente.
Wendy Ide, Screen International
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