Cultura Suoni
Fossora
Björk (vidar logi)

Il nuovo album di Björk sembra un guanto di sfida lanciato ai critici della cantante islandese. Riprende lo spirito combattivo che aveva caratterizzato la sua splendida produzione della metà degli anni duemila, ma è anche uno dei suoi dischi più personali. Costruito sul tema della maternità e dell’eredità, ispirati sia dalla maggiore età della figlia di Björk, Ísadóra, sia dalla morte di sua madre, Hildur, Fossora è un’altra testimonianza dell’abilità di Björk nel costruire mondi e di portare idee d’avanguardia nel mainstream. È costruito attorno a ritmi techno ed è stato prodotto in parte dal duo sperimentale indonesiano Gabber Modus Operandi. Tra gli strumenti usati ci sono il clarinetto basso e il flauto, oltre a parti orchestrali lussureggianti, quasi fosse il cugino ribelle di Blackstar di David Bowie e Bish bosch di Scott Walker. Non è un disco solo triste, come Vulnicura, o solo gioioso, come Utopia, ma più che altro è malinconico. Nel brano finale, Her mother’s house, Björk canta insieme alla figlia e regala un’espressione di pura umanità, molto lontana dall’aliena che la accusano di essere.

Shaad D’Souza, The Saturday Paper

Hyper-dimensional expansion beam

I Comet Is Coming sono tornati, ripartendo da dove si erano fermati nel 2019. Hyper-dimensional expansion beam è pieno di bassi e sintetizzatori, con lunghe note che preparano il terreno per avventure extraterrestri. La novità è la comparsa di ritmi dance anni novanta: alcuni brani suonerebbero bene in una serata dubstep. In un certo senso è una mossa naturale: quell’era della musica dance, dopotutto, è uscita direttamente dal libro del jazz. A differenza del passato, Hyper-dimensional expansion beam non ha parti cantante o recitate, ma questo ha senso, dato che il trio si sposta sempre di più verso la musica da ballare. A volte però il sintetizzatore si prende troppo la scena a discapito della batteria. Sarebbe meglio il contrario, come succede in Mystik. L’elettronica di per sé non è un problema, ma i Comet Is Coming potrebbero usarla in modo un po’ più originale.
Laurie Presswood, The Skinny

Weather alive
Beth Orton (Eliot Lee Hazel)

Beth Orton non ha fretta. I suoi primi quattro album sono usciti a distanza di tre anni l’uno dall’altro e dal 2002 ne è uscito uno ogni cinque. Non stupisce perciò che a ogni lavoro i cambiamenti siano consistenti. L’ultimo disco compensa l’irrequietezza elettronica del precedente Kidsticks, anche grazie alla conquista di una maggiore tranquillità nella vita personale. È una calma che ha spinto Orton a riflettere sulla memoria e sul tempo, con quella sua voce tremolante che sembra sempre sul punto di spezzarsi. Weather alive è straordinario dal punto di vista musicale. La sezione ritmica, d’impronta jazz, è affidata a Tom Skinner (The Smile) e Tom Herbert, mentre il sassofono di Alabaster DePlume fa pensare al recentemente scomparso Pharoah Sanders. Orton è al piano, mentre qua e là troviamo influenze da Brian Eno, dai Talk Talk e da Jon Hassell. Canzoni come Friday night e Unwritten sono sperimentali ma contengono quel romanticismo in cui convivono Springsteen, gli U2, i Dire Straits e Tom Waits. È come addormentarsi ascoltando una radio che trasmette ballate anni ottanta. Non è un disco per tutte le stagioni: sotto la luce sbagliata la sua vulnerabilità potrebbe essere difficile. Ma per questo autunno è l’ideale. Joe Muggs, The Arts Desk

Joe Muggs, The Arts Desk

Pipkov, opera per piano vol. 1

Il compositore Lyubomir Pipkov (1904-1974) ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della musica come attività professionale in Bulgaria, oltre a essere uno dei suoi massimi compositori. I due gruppi di pezzi brevi raccolti in questo disco evocano le pungenti miniature del giovane Prokofev o i pezzi didattici di Bartók, e fanno un uso sistematico di ritmi irregolari legati alle canzoni e ai balli popolari della tradizione bulgara. I 16 pezzi dei Capricci primaverili sono vari per carattere e tempi, con una grande freschezza melodica e ritmica. Lo stesso si può dire dei pezzi dell’op. 81. La Danza antica invece si apre e si chiude con due parti turbolente, per trovare un tono più lento e lirico nella sezione centrale. Il pianista Dobromir Tsenov dona a tutte queste pagine una grande precisione idiomatica, trovando un perfetto equilibrio nei suoi stati d’animo divergenti. È anche l’autore delle preziose note del libretto, lunghe e documentate. Questo album merita tutta la nostra attenzione.

Jed Distler, ClassicsToday

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1480 - 30 settembre 2022

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