Cultura Schermi
Everything everywhere all at once
Michelle Yeoh
Stati Uniti 2022, 139’. In sala
Everything everywhere all at once (Dr)

Il multiverso va di moda e i “Daniels”, Scheinert e Kwan, esplorano quel territorio di mondi paralleli in un modo assurdo, comico e pieno d’invenzioni visive. Gli abitanti di un universo hanno scoperto un sistema per entrare nelle menti dei loro sé alternativi e assorbire le loro abilità. Per farlo devono compiere azioni tanto specifiche quanto insensate. Per salvare tutti gli universi, la proprietaria di una lavanderia (Michelle Yeoh) spazia tra varie identità (da una star di film di kung fu a una donna con dei würstel al posto delle dita). I Daniels si destreggiano come giocolieri dadaisti e anche se il film è un po’ troppo lungo, non esce mai dai suoi binari.
Dan Jolin, Time Out

Gli orsi non esistono
Iran 2022, 106’.

L’ultimo film di Jafar Panahi sarebbe stata un’opera forte anche se a luglio il regista non fosse stato arrestato per l’ennesima volta. Apparentemente semplice, Gli orsi non esistono si trasforma un po’ per volta in una complessa riflessione sul prezzo che deve pagare chi in Iran non vuole rinunciare alla sua libertà di espressione, sul divario fra tradizione e modernità, sulle differenze tra la vita a Teheran e nelle comunità rurali più remote. Il regista, che interpreta se stesso, sta cercando di realizzare in remoto un film su una coppia che vuole lasciare l’Iran, in una cittadina vicina al confine con la Turchia. La confusione tra racconto e documentario non è nuova per Panahi, che però qui modula tutto per arrivare a una conclusione sconvolgente. E la stoica presenza del regista, esiliato nella sua terra, scuote gli animi.
David Rooney, The Hollywood Reporter

Hatching. La forma del male
Siiri Solalinna
Finlandia/Svezia 2022, 91’.
Hatching. La forma del male (Dr)

Il primo lungometraggio della finlandese Hanna Bergholm è un bizzarro e ricco body horror sulle disfunzioni familiari, l’immagine che abbiamo di noi stessi e i disturbi alimentari. Prende in prestito molto da altri film, ma c’è anche qualcosa di sfacciatamente unico. Forse esistono dei film in cui la ginnastica artistica non fa da metafora per l’infelicità e l’autolesionismo, ma Hatching non è tra questi. Tinja (Siiri Solalinna) è una giovane timida ginnasta che fa parte di una famiglia apparentemente perfetta. L’orrore comincia quando Tinja ruba l’uovo deposto da un orribile uccello nero. Dall’uovo esce una creatura mostruosa che lei cura come il suo cucciolo segreto. Lentamente il mostro diventa Alli, una specie di Mr. Hyde di Tinja, che deve affrontare un profondo turbamento causato da sua madre e intanto prepararsi per i campionati di ginnastica. Alli è il simbolo del crollo di Tinja, del suo stesso ingresso nel deludente mondo degli adulti. Una storia di formazione elegantemente terrificante.
Peter Bradshaw, The Guardian

Ticket to paradise
Julia Roberts, George Clooney
Stati Uniti / Regno Unito 2022, 104’. In sala

È una gioia vedere Julia Roberts e George Clooney che s’innamorano, ma vederli litigare forse è anche meglio. Come ex acrimoniosi che volano a Bali per impedire il matrimonio della figlia (Kaitlyn Dever) con un allevatore di alghe, sono i degni eredi della grande tradizione della screwball comedy, quella di Cary Grant e Katharine Hepburn. Nel film non c’è niente di nuovo e sconvolgente. L’importante è che tutto andrà al suo posto e l’amore, inevitabilmente, trionferà.
Clarisse Loughrey,Independent

Blonde
Ana de Armas, Adrien Brody
Stati Uniti 2022, 166’. Netflix

Viste tutte le offese e gli orrori che Marilyn Monroe ha dovuto subire nei suoi 36 anni di vita – le tragedie familiari, l’orfanotrofio, l’affidamento, povertà, ruoli indegni, insulti alla sua intelligenza, problemi di salute mentale, dipendenze, abusi sessuali e la schiavitù dell’insaziabile appetito del pubblico – è forse un sollievo che non abbia dovuto soffrire le volgarità di Blonde. Più che altro, nell’adattamento del tomo di Joyce Carrol Oates, sembra che sia stato lasciato fuori proprio quello che rendeva Marilyn qualcosa di più di una delle tante belle di Hollywood: il suo genio.
Manohla Dargis,The New York Times

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1481 - 7 ottobre 2022
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