Cultura Libri

Le guerre perdute di Jurij Beljaev

264 pagine, 19,50 euro

La guerra scoppiata nell’Ucraina orientale nel 2014 non è il tema del libro. Anche se è onnipresente, è solo la scena di un incontro, quello con Jurij Beljaev. Un ex poliziotto diventato un ultranazionalista eletto dal soviet di Leningrado nel 1990, un soldato disperso in Bosnia dalla parte dei serbi, un mafioso e un trafficante e, infine, il braccio destro di “Batman”, uno dei signori della guerra dei separatisti filorussi che hanno fondato con la forza le repubbliche autoproclamate di Donestk e Lugansk. “Per tutta la mia vita, sono stato nel centro del tifone”, confida l’uomo soprannominato “il gatto” per le sue numerose vite. Giovane giornalista che ha seguito il conflitto ucraino, Pierre Sautreuil ha il tono e lo stile adatti per tracciare un ritratto impressionante di Beljaev e delle sue imprese, dal crollo dell’Unione Sovietica al Donbass. Raccontando la sua vita quotidiana come libero professionista nell’Ucraina orientale, Sautreuil dipinge un quadro burlesco e agghiacciante di queste bande rivali manipolate dai servizi di sicurezza russi per destabilizzare il nuovo potere ucraino riformista e a favore dell’Europa. Un lungo tuffo nel caos senza mai riuscire, per sua stessa ammissione, a scoprire che cosa motivasse il suo amico fascista. Marc Semo, Le Monde

Bassa marea
240 pagine, 18,00 euro

Bassa marea racconta la morte di un bambino per un evento quasi accidentale, alla fine della guerra civile, una morte come tante a quei tempi, tranne che per la madre. La morte di Ramiro Pinilla è solo l’inizio del dolore di quella famiglia, che sarà ereditato in altre forme dai sopravvissuti. C’è il dolore di una madre e di due figlie che fuggono dalla guerra, c’è quello dell’essere rifugiati, e c’è quello, dopo alcuni anni, di tornare in patria. E poi c’è il dolore di Adriana, una madre che vuole fuggire da tutto questo per trovare un modo diverso di essere madre. Bisnonna, nonna, madre e figlia. Aroa Moreno Durán tesse un arazzo toccante ed emotivo senza mai trascurare la trama, la verosimiglianza e la profondità dei personaggi. E in questo modo ci permette di viaggiare tra donne della stessa famiglia, nel vivo dei loro sentimenti, delle loro paure e della loro tenacia, circondate dalla guerra, dalla morte di un figlio, dall’esilio, dalla violenza terroristica. Uno scenario in cui gli uomini sono quasi del tutto assenti: muoiono, fuggono, sono ombre. Tutto questo è narrato in un tono impeccabile e con una struttura perfetta, attraverso una voce personale sempre adatta, luminosa e intelligente, evitando il tratto grossolano, l’esagerazione, così come qualsiasi tentazione di facile sentimentalismo. Carlos Zanón, El País

Pelle
288 pagine, 16,00 euro

Pelle si apre con una conversazione tra un padre e il suo giovane figlio che discutono dell’esistenza di streghe, fantasmi e vampiri. Il realismo della situazione si sposa a un’aria di favola, e questo stesso tono continua quando l’uomo, ora giovane studente di giornalismo a Madrid, chiacchiera con Patricia, la sua coinquilina, e le permette di fargli i tarocchi e leggergli la mano. Il romanzo di Sergio Del Molino ha il pregio di riferirsi con una plasticità molto drammatica a situazioni legate a un grave problema di salute nelle sue manifestazioni più acute, la psoriasi, e allo stesso tempo di abbagliarci con casi di persone che ne hanno sofferto, in particolare il protagonista stesso, narratore in prima persona. L’intero libro è un repertorio o un catalogo di “mostri” prodotti dalla malattia, che il narratore scrive per il figlio. Pelle è un racconto flessibile che permette di affrontare tanti temi: i rapporti tra genitori e figli, il razzismo, la maturità personale, la tirannia dell’aspetto fisico. Il filo conduttore di tutti gli aneddoti del bestiario moderno è che la pelle svolge un ruolo importante in essi. La casistica copre un’ampia gamma di casi: il dittatore Stalin, scrittori come Updike, Hemingway e Nabokov, la cantautrice statunitense Cyndi Lauper e il signore della droga Pablo Escobar. La forma ibrida permette di combinare l’autofiction, la saggistica, il romanzo, l’indagine antropologica e la testimonianza storico-sociale. Santos Sanz Villanueva, El Español

Nuoto libero
144 pagine, 16,00 euro

Nella piscina sotterranea di una città universitaria senza nome l’acqua ha un effetto potentissimo. Esercita la sua forza di galleggiamento sui corpi, alleviando il dolore e facendo sentire giovani gli anziani. I nuotatori trovano una via di fuga dalle “solite afflizioni in superficie”: problemi alle ginocchia, dipendenza, crepacuore. La piscina è un rifugio dal rumore, dalla famiglia, dal lavoro, da internet, dal sole troppo accecante. Proprio quando il lettore s’immerge in questo studio intimo di un microcosmo, appare una crepa sulla parete della piscina e il libro fa un salto mortale. La crepa s’insinua nella mente dei nuotatori e la comunità si disintegra intorno a essa. Otsuka tratta il presagio con umorismo, dando alla narrazione la qualità assurda di un giallo di provincia. La persona più colpita è Alice, nuotatrice affetta da demenza, che sperimenta dei flashback sulla sua infanzia in un campo di prigionia per giapponesi-americani in tempo di guerra. Alice diventa il centro del romanzo e la sua presenza sembra essere l’unico collegamento tra le due parti del libro. Le sue descrizioni formano un cupo contrappunto alle libertà della piscina, in cui si vive il tipo di esistenza paradossalmente iper-sorvegliata ma profondamente solitaria che associamo al carcere. Nina Renata Aron, Los Angeles Times

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1484 - 28 ottobre 2022
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