Bobby (Billy Eichner), aspirante curatore museale e blogger il cui umorismo acido lo ha reso abbastanza popolare nella comunità lgbt+ di New York, non è interessato al romanticismo. E non lo è neanche Aaron (Luke Macfarlane), avvocato testamentario di giorno, oggetto del desiderio nei queer club di notte. Sicuramente nessuno dei due è pronto ad accettare qualcosa di così intimo ed eteronormativo come un fidanzamento. Eppure, dopo un primo incontro fallimentare, tra loro scatta una scintilla. Questa affilata commedia tenta di cogliere la molteplicità delle identità lgbt+ e le molte forme delle relazioni queer per riorganizzarle e adattarle a un modello di commedia romantica tradizionale. In generale funziona anche abbastanza bene: un attacco violento e sfrontato di tonificante umorismo che nasconde al suo interno un cuore morbido. Ma quando, verso la fine del film, questa morbidezza si trasforma in tenerezza cominciano i problemi. Eichner è perfetto nella prima metà, quando è spigoloso e scabroso, ma sia lui sia il film non sembrano a proprio agio con la discesa finale nel sentimentalismo. Wendy Ide, The Observer
Stati Uniti 2022, 115’. In sala
Francia 2022, 93’. In sala
Maria fa le pulizie all’accademia di belle arti, un labirinto un po’ sbiadito di corridoi, sale in cui si posa (nudi), installazioni e messaggi di possibili futuri artisti, che all’inizio sconcerta la nostra timida protagonista, ma poi, rapidamente, le regala nuove emozioni. Soprattutto, c’è la stanza del custode, il disponibile e stravagante Hubert. Tra una pulizia e l’altra, Maria scopre di essere bellissima, che l’organo sessuale femminile può essere un’opera d’arte e che anche una spugna può diventarlo, sapendo come guardarla. E scopre anche che Hubert sa farla sognare più di suo marito. Il tema dell’emancipazione tardiva non è esattamente una novità, il film guadagna molto dall’ambientazione. E mentre si dirige verso il finale, che è esattamente come ci si aspetta, i due interpreti, Karin Viard e Grégory Gadebois, hanno l’occasione per dare il meglio di sé. Peccato per la musica onnipresente che non smette mai di parafrasare le immagini e che un film così aderente alle linee dei corpi non gli dia in silenzio la fiducia che meritano. Guillermette Ondicino, Télérama
Regno Unito/Germania 2021, 104’. In sala
Lanciato nel 2008, il canale televisivo russo indipendente Dožd (pioggia) era definito anche “il canale ottimista”. Inizialmente, durante gli anni di crescita economica dopo il 2000, era stato pensato dalla fondatrice Natalija Sindeeva come un marchio che promuoveva un certo stile di vita. A Mosca, all’epoca, nessuno parlava di politica. Quando è cominciata la crisi economica, spinto dai cambiamenti, Dožd si è trasformato in una voce popolare, pungente, irriverente. Poi, nel 2012. Putin è tornato alla presidenza. Avendo fondato il canale insieme a Sindeeva, Vera Kričevskaija ha vissuto dall’interno le lotte che sono seguite. Le leggi contro le persone lgbt+ hanno avuto rapidamente conseguenze sui lavoratori del canale, così come il rifiuto di Dožd di attenersi al copione governativo sui valori tradizionali e sulla copertura delle manifestazioni di protesta. In seguito gli eventi assumono una terribile prevedibilità. Anche solo come omaggio a un certo tipo di giornalismo ostinato, questo documentario sarebbe il benvenuto in ogni momento. Ma oggi sembra quantomai urgente. Danny Leigh, Financial Times
Israele / Polonia / Colombia 2022, 96’. In sala
Negli anni sessanta, in Sudamerica, un polacco sopravvissuto all’olocausto è convinto che lo scontroso tedesco che si è appena trasferito nella casa accanto sia nientemeno che il führer. È possibile? Il giochino mentale del regista Leon Prudovsky mette uno contro l’altro David Hayman e Udo Kier in quella che poteva essere una commedia intelligente. Ma il tono discontinuo del film non lo mette all’altezza della sua premessa. Peter Debruge, Variety
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