Cultura Suoni
No thank you
Little Simz (Karolina Wielocha)

Ci sono tanti motivi per cui un artista potrebbe decidere di pubblicare improvvisamente un nuovo album facendo poca promozione. Nel caso di Little Simz l’arrivo inaspettato di No thank you meno di otto settimane dopo la vittoria del Mercury prize per il suo lavoro precedente, Sometimes I might be introvert, sembra dovuto alla voglia di togliersi un peso. “Adesso devo parlare”, dice nel brano di apertura Angel. Quello di cui deve parlare ruota in gran parte attorno ai temi dell’industria musicale e della salute mentale. All’inizio del 2022 infatti Little Simz si è separata dal suo manager storico. Non è chiaro se molti dei testi di No thank you siano rivolti a lui, ma potrebbero esserlo. Ad aprile la rapper ha cancellato un tour negli Stati Uniti. Ha spiegato di averlo fatto per motivi finanziari, ma ha aggiunto: “Non sono in grado di sopportare questo stress mentale”. L’impatto di No thank you è rafforzato dal produttore Inflo, che aveva già lavorato sia a Something I might be introvert sia a Grey area del 2019. In questo disco Inflo ha portato l’approccio poco ortodosso del suo progetto Sault: la maggior parte dei brani si conclude con lunghe code strumentali, in cui Simz concede il centro della scena a eleganti arrangiamenti. Ora viene da chiedersi come proseguirà la carriera della rapper, che forse sentiva di aver cercato in modo troppo ossessivo il successo. Magari vuole adottare un approccio più simile a quello di Sault. Se questo significherà avere più album come No thank you, dovrebbe essere una buona notizia, e lei ne sembra consapevole.
Alexis Petridis, The Guardian

SOS

L’attesa per il secondo lavoro di SZA è finita. La lunga preparazione all’uscita di SOS, che arriva sei anni dopo il nebuloso capolavoro CTRL, è stata costellata di ritardi. SZA, vero nome Solána Rowe, ha spesso confessato su Twitter le sue frustrazioni per le scadenze da rispettare, arrivando a ipotizzare che questo sarebbe stato il suo ultimo disco. In SOS SZA ha problemi di fiducia: il fatto di essere diventata una figura pubblica alle prese con i demoni interiori contribuisce a costruire questo set labirintico di 23 brani. L’immagine della solitudine sulla copertina dell’album – una pensierosa SZA sospesa su un trampolino in mezzo al mare – è evocata in canzoni che esplorano la ricerca della perfezione artistica, il paradosso della fama, il disprezzo di sé e l’amor proprio. SOS avrebbe potuto essere condensato in meno canzoni, ma ha verve in abbondanza. Nonostante tutto, le riflessioni disordinate di SZA s’intrecciano in un insieme convincente.
Shahzaib Hussain, Clash

Anyhow
Leland Whitty (Jamal Burger)

Sulla copertina del debutto da solista di Leland Whitty, in verde sfocato, c’è l’immagine di un ragazzo che attraversa un sentiero lungo un fiume, ignorando gli alberi cresciuti selvaggi come se fossero le guardie del posto. Un’immagine che coglie il senso di questa musica: un paesaggio tranquillo disturbato da un evento, ma solo per un attimo. Il polistrumentista dei BadBadNotGood può vantare ormai una discografia notevole, al fianco della band di Toronto e come collaboratore di Kendrick Lamar, Earl Sweatshirt e Kaytranada, ma Anyhow funziona grazie alla sua forza tranquilla, che lo fa procedere con modestia seppur con sicurezza. Come succede con l’immagine di copertina, non c’è bisogno di concentrarsi sui dettagli per godersi il panorama. Dal sorprendente inizio meditativo di Svalbard che si muove come una piuma nella brezza, si capisce che i primi passi da solista di Whitty si muovono verso l’ambient. Anche quando il suo sassofono squarcia il panorama come un raggio di sole in un cielo nuvoloso, non suona mai come un’intrusione. Anyhow è un disco radicato nel jazz easy listening, che negli ultimi anni ha avuto fortuna grazie a band come i Kokoroko, ma quando in Awake i lampi di chitarra suonano note bebop più tradizionali e le percussioni di In circles trafiggono la pelle, lo spazio da esplorare non manca di certo.
Nick Tzara, Loud and Quiet

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1491 - 16 dicembre 2022

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