Cultura Schermi
Babylon
Margot Robbie, Brad Pitt, Olivia Wilde
Stati Uniti 2022, 189’. In sala
Babylon (dr)

Tutti i grandi registi sono dei pervertiti. In senso buono, perché la perversione serve a evocare le grandi forze sotterranee che danno potere al cinema. Il film attinge all’estasi dello sguardo: il brivido voyeuristico che deriva dall’esplorazione di mondi lontani dal proprio. Non fuga ma riflessione, deformata dal principio del piacere. Nello scrivere e dirigere Babylon – tragicommedia di tre ore e otto minuti che racconta gli intrighi nel mondo del cinema muto e il suo crollo all’avvento del sonoro – Damien Chazelle si rivela tutt’altro che un pervertito. È troppo interessato alle dinamiche del cinema per catturare l’ondata emotiva e l’eccezionale erotismo che ha definito Hollywood durante l’incandescente era del muto. Il film comincia nel 1926 e segue le storie di alcuni personaggi – Manny (Diego Calva), un ragazzo messicano che vuole a ogni costo entrare nel mondo del cinema; Nellie (Margot Robbie), star in ascesa, determinata e opportunista; e Jack Conrad (Brad Pitt), attore all’apice della carriera e del potere – fino al 1952. Chazelle c’immerge rapidamente in un mondo di eccessi, una festa sfrenata. Ma il regista, interessato ai contrasti, inserisce momenti di quiete nel ritmo febbrile del film: caotico e immobile, virulento e divino. Il che è parte del problema. Babylon è travolgente, prima che prenda piede la sensazione che sia troppo lucido e pulito. Forse è troppo impegnato a scrivere un’elegia dei film e del cinema per catturare la vera bellezza e le complicazioni della vita.
Angelica Jade Bastién, Vulture

Le vele scarlatte
Juliette Jouan, Noémie Lvovsky, Louis Garrel
Francia / Italia / Germania 2022, 100’. In sala

Presentato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, Le vele scarlatte è il primo film francese di Pietro Marcello, coerente con le sue opere precedenti. È l’adattamento di una specie di fiaba del russo Aleksandr Grin, pubblicata nel 1923, che Marcello ha spostato in Piccardia. Raphaël (Raphaël Thiérry), reduce della prima guerra mondiale, trova rifugio da madame Adeline (Noémi Lvovsky), che vive insieme alla nipote orfana Juliette (Juliette Jouan). I due stringono un legame padre-figlia, malvisto nella piccola comunità che li circonda. Il racconto storico minimale scivola pian piano nel realismo magico e Juliette si trasforma nella principessa di una favola, affascinata dal seducente aviatore Jean (Louis Garrel), che assume il ruolo di principe azzurro. Bisogna essere grati a Pietro Marcello per non aver sistematizzato nulla, lasciando la storia libera di tradire se stessa, aprirsi, gonfiarsi, trasformarsi, crescere, anche se la forma di sogno a occhi aperti in continua espansione finisce per rivoltarglisi contro e rendere il tutto un po’ inconcludente.
Murielle Joudet, Le Monde

L’innocente
Roschdy Zem, Anouk Grinberg
Francia 2022, 99’. In sala
L’innocente (dr)

Sylvie (Anouk Grinberg), sessantenne, insegna teatro a un gruppo di detenuti. S’innamora di Michel (Roschdy Zem) e poco prima che lui esca dal carcere si sposano, gettando nel panico Abel (Louis Garrel), figlio di Sylvie. Il progetto dei piccioncini di aprire un negozio di fiori, invece di tranquillizzarlo, alimenta le paranoie di Abel. Combinare commedia romantica e film di gangster è un’operazione rischiosa e richiede una sapiente combinazione di leggerezza e tensione. Garrel supera brillantemente la prova e realizza anche una sequenza da antologia, ambientata in un autogrill, degna di Lubitsch.
Jacques Morice, Télérama

Anche io
Carey Mulligan, Zoe Kazan
Stati Uniti 2022, 129’. In sala

Il contesto della storia raccontata da Anche io è ben noto: nel 2017 le reporter del New York Times Megan Twohey e Jodi Kantor hanno pubblicato una serie di articoli sugli abusi sessuali e le aggressioni che il produttore cinematografico Harvey Weinstein ha perpetrato per decenni ai danni di attrici e dipendenti. Le inchieste hanno dato vita a un movimento globale per un cambiamento del sistema. Una drammatizzazione di fatti così noti potrebbe essere discutibile, ma in realtà il film di Maria Schrader, tratto dal libro di Twohey e Kantor, prende una storia che pensavamo di conoscere e le dà nuova vita.
Ann Hornaday, The Washington Post

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1495 - 20 gennaio 2023
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