Immaginate un poliziesco in cui un detective anticonformista, esperto e con parecchie cicatrici è accoppiato a un novellino in un’indagine su un caso di corruzione che arriva molto in alto. Il detective ha anche alle costole i burocrati che non amano i suoi metodi poco ortodossi. Ora sostituite gli investigatori con dei preti e il gioco è fatto. Russell Crowe si è evidentemente divertito e quando non è in scena se ne sente la mancanza. Per il resto c’è poco da dire, gli autori conoscono bene i ritmi e gli stili dei film di possessione demoniaca e addirittura, in un caso, riescono ad aggiungere qualcosa di originale al canone. A chi sostiene che il film possa essere un’esaltazione della discutibile figura dell’esorcista Gabriele Amorth, alle cui opere autobiografiche si fa riferimento, si può rispondere che, per quanto sia un film sulla fede, questa pulp fiction papalina è talmente ridicola che non può suscitare che un senso di divertita incredulità. Catherine Bray, Empire
Stati Uniti / Regno Unito / Spagna 2023, 103’. In sala
Spagna / Francia 2022, 124’. In sala
Rodrigo Sorogoyen è uno dei pochi registi spagnoli a essersi guadagnato una certa reputazione in Francia. Con As bestas costruisce un ponte tra i due paesi. Marina Foïs e Denis Ménochet interpretano Olga e Antoine, due quarantenni francesi che si trasferiscono in un villaggio galiziano per creare un’azienda agricola ecosostenibile. Ma cascano male. Entrano in conflitto con i loro vicini, Xan e Lorenzo, piccoli agricoltori che prosperano nell’arretratezza. E l’ostilità che anima Xan e Lorenzo si trasforma in una sfrenata xenofobia. A giudicare dalla rappresentazione dei suoi cattivi, il film colpisce duro. Ma As bestas, attraverso il ritratto delle vittime, s’interessa anche alla questione della legalità. Umiliati e minacciati, Antoine e Olga sembrano non avere altra scelta che incassare, in attesa che le autorità facciano il loro lavoro. Questo, in definitiva, il dilemma che ci pone il film: quanto ci rimettiamo a rifiutarci di ripagare chi ci aggredisce con la loro stessa moneta?
Jacques Mandelbaum, Le Monde
Francia 2022, 111’. In sala
Mikhaël Hers ha l’inclinazione a filmare i dolori e la fragilità dei ragazzi di oggi, sotto un leggerissimo velo rétro. Passeggeri della notte è una saga familiare che percorre in modo irregolare gli anni ottanta per raccontare la rinascita di una madre, interpretata da Charlotte Gainsbourg. Distrutta dal divorzio, la donna, che non ha mai lavorato in vita sua, cerca di risalire la corrente, sotto l’occhio inquieto dei suoi figli adolescenti. Trova rifugio nella trasmissione radio che popola le sue notti insonni, la cui produttrice le offre un impiego come sua assistente. Siamo tutti convinti che la gioventù sia il periodo più bello della vita, ed è proprio quella che Hers torna a visitare o cerca di immortalare in un’ovattata capsula temporale, anche grazie a delle immagini d’archivio che affiancano la ricostruzione della Parigi degli anni ottanta. Esemplare è il personaggio di una ragazza sbandata (Noée Abita) che la donna decide di accogliere sotto il suo tetto. Anche la parabola tragica di un’eroinomane attratta dall’abisso è stemperata in un’impressione di bellezza immacolata.
Sandra Onana, Libération
Per un film tratto da un gioco non è obbligatorio essere terribile. Lo hanno recentemente dimostrato, a vari livelli, Dungeons & dragons e la serie ispirata a The last of us. E alla fine anche Angry birds non era così male. Di solito il trucco sta nel far sembrare che il gioco sia tratto dal film e non il contrario. Ma questo nuovo film d’animazione molto anticipato e pubblicizzato è noioso e piatto. Una delusione che su questo piano può competere con il primo adattamento del famoso videogioco Nintendo, che risale al 1993. Visivamente è insipido come alcune imitazioni di celebri originali, pigro in termini narrativi e sconcertante nella mancanza di battute davvero divertenti. In più, a differenza dei Lego movies, c’è una tenace resistenza a essere ironici e autoreferenziali.
Peter Bradshaw, The Guardian
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