I veri momenti di orrore, in questo caustico ritratto di un’adolescente, non arrivano quando il sangue schizza da tutte le parti. I veloci scorci di tortura fisica sono decisamente meno raccapriccianti delle lunghissime scene di tormento mentale a cui Sara (un’impressionante Laura Galán) è sottoposta, direttamente o indirettamente nell’arena dei social network, da tre perfide ragazze che abitano nel suo paesino della Spagna rurale. Per capirci, il titolo del film si riferisce al soprannome con cui le amiche chiamano Sara, ma il loro scherno va ben oltre gli insulti. Perciò, quando assiste al rapimento delle ragazze che la bullizzano da parte di uno sconosciuto che le ha concesso un briciolo di gentilezza, non c’è tanto da sorprendersi se il primo istinto di Sara è di lasciare le sue aguzzine al loro macabro destino. L’autrice Carlota Pereda, che ha allungato un suo corto di successo, dimostra di avere un notevole talento come regista di genere.
Wendy Ide, The Observer
Spagna 2022, 90’. In sala
Francia 2022, 101’. In sala
Cercando di portare il cinema francese rivolto al grande pubblico fuori dalla banalità televisiva, Nicolas Pariser si rifà a punti di riferimento poco frequentati, come i film meno patinati della parte britannica della carriera di Alfred Hitchcock e la scuola di fumetti belga. Alla Comédie-Française va in scena Ivanov. Uno degli attori muore in scena, ma prima riesce a sussurrare all’orecchio del suo collega Martin Rémi (Vincent Lacoste) una frase misteriosa: “Il profumo verde”. È il nome di un’organizzazione segreta che presto metterà nel mirino Martin, braccato anche dalla polizia, per cui è il principale sospettato. Martin farà coppia con una disegnatrice disoccupata (Sandrine Kiberlain) per smascherare la rete criminale. Mentre i riferimenti si accumulano, la parodia del fumetto di Pariser non sembra particolarmente riuscita. Ma, paradossalmente, da questo fallimento viene fuori un esercizio citazionista che risulta unico e affascinante.
Mathieu Macheret, Le Monde
Francia / Belgio / Lussemburgo 2018, 117’. In sala
Chi conosce la vicenda del sommergibile nucleare russo affondato nel mare di Barents nel 2000, durante un’esercitazione, sa già come va a finire il film di Thomas Vinterberg. Forse questo è uno dei motivi per cui il film, basato sul libro di Robert Moore del 2002, dà la priorità alle emozioni rispetto alla ricostruzione, concentrandosi sulla tensione, sulla solidarietà tra i componenti dell’equipaggio e sulla loro disperazione. Matthias Schoenaerts, nei panni di un ufficiale innamorato del mare, dà una malinconica fisicità al film. Si muove con la grazia di un eroe, ma ha gli occhi del condannato. Qualcosa di simile si potrebbe dire per Colin Firth, che interpreta il commodoro britannico le cui offerte d’aiuto sono respinte dalle autorità russe. Il film insiste sulle reazioni a quella che fu un’umiliazione per la Russia di Putin, ma funziona meglio quando rimane attaccato ai suoi tragici personaggi.
Bilge Ebiri, The New York Times
Germania / Italia / Paesi Bassi 2022, 138’. In sala
Tra delinquenza e passione per il rap, la vera storia di Giwar Hajabi, alias Xatar, rifugiato curdo iraniano, diventato una star registrando le sue canzoni sotto una coperta, in carcere. Fatih Akin, regista tedesco di origini turche, ha un’impronta marcata e riconoscibile e un’energia feroce: affronta contemporaneamente vari generi, il thriller, il musical, il dramma dell’immigrazione, rimanendo comunque nel suo universo, un mondo rivestito di lame affilate. Il titolo è ironico, non siamo in un’opera wagneriana né nella mitologia germanica. L’oro c’è ma è stato rubato. La speranza c’è, ma sta nella cultura pop. Cinema ad alto tasso di testosterone. François Forestier, L’Obs
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