La nota affettuosa suggerita dal titolo è fuorviante. Questa bizzarra epopea è animata da una spietatezza degna di una vivisezione. Una follia vittoriana steampunk-retrofuturista, scritta da Tony McNamara a partire dal romanzo del 1992 di Alasdair Gray, e diretta dal virtuoso dell’assurdo, Yorgos Lanthimos. Emma Stone con questa interpretazione spinge la sua carriera a un livello ulteriore, e forse anche più su. Interpreta Bella, soggetto e oggetto dell’esperimento di un carismatico e problematico anatomista (soprannominato God e interpretato da Willem Dafoe). Il film è il risultato di un sensazionale incontro di talenti e ogni battuta, ogni interpretazione, ogni immagine, ogni fotogramma è una magnifica scoperta.
Peter Bradshaw, The Guardian
Irlanda / Regno Unito / Stati Uniti 2023, 141’.
Stati Uniti / Italia 2023, 113’.
Il film di Sofia Coppola sulla relazione tra la quattordicenne Priscilla Beaulieu (Cailee Spaeny) e il ventiquattrenne Elvis Presley (Jacob Elordi) non sarà una visione piacevole per i fan del re del rock’n’roll. Mostra Elvis in una luce tutt’altro che lusinghiera, come un narcisista insicuro, ossessionato da un’adolescente a cui non concede (neanche dopo averla sposata) alcuna forma d’indipendenza. Il film, sostenuto dalla stessa Priscilla (e tratto dal suo libro Elvis and me), è un’opera cupa, lontanissima dall’esuberante Elvis di Baz Luhrmann. In una serie di episodi brevi e apparentemente non legati tra loro, Sofia Coppola analizza in modo quasi freddo e molto incisivo il modo in cui Priscilla è stata controllata dagli uomini della sua vita. E se Elvis era un re, la sua corte era un luogo tetro.
Geoffrey Macnab, Independent
Francia / Canada 2023, 146’.
Tre epoche e tre volte Gabrielle (Léa Seydoux), musicista a Parigi all’inizio del novecento, house sitter nella Los Angeles del 2014 e infine disoccupata nel prossimo futuro, spinta dall’intelligenza artificiale a sottoporsi a un trattamento per cancellare le sue emozioni. In ogni epoca Gabrielle incontra Louis (George MacKay), prima confidente, poi minaccioso stalker e infine amore impossibile. Bonello, rischiando, mescola film in costume, distopia, thriller psicologico e dramma sentimentale. Facendo risplendere Léa Seydoux praticamente in ogni inquadratura, firma la sua opera più romantica.
Benjamin Locoge, Paris Match
Francia 2023, 114’.
La presenza di Luc Besson nella selezione veneziana smentisce chi ha dato per finita la sua carriera, anche se Dogman non è certo un capolavoro. Da subito il protagonista Douglas (Caleb Landry Jones) sembra un tipo bizzarro: arrestato dalla polizia del New Jersey ha un vestito rosa, una parrucca biondo platino e il trucco che gli cola giù dagli occhi, come una tragica Marilyn parente stretta di Joker. Accetta di confidarsi con una psichiatra e le racconta la sua storia, da bambino abusato ad adulto paraplegico in grado di stringere rapporti e comunicare con i cani meglio che con gli esseri umani. Nel racconto di Douglas ritroviamo tutto il cinema di Besson: eroi infantili, scenografie molto studiate, dialoghi quasi banali e un bel po’ di azione nei momenti chiave, che stavolta si arricchiscono di una sorprendente sfumatura queer. Forse il regista vuole suggerire che può sopravvivere anche dopo il #MeToo.
Marie Sauvion, Télérama
Stati Uniti 2023, 129’.
In più occasioni Bradley Cooper ha negato che Maestro fosse una biografia di Leonard Bernstein. Il focus del film è il rapporto del musicista con la moglie Felicia, interpretata da Carey Mulligan, che si merita l’applauso più convinto. Con una straziante universalità è in grado di connettersi con tutti noi in un modo che non riesce a Cooper. Quest’ultimo compie una magnifica ricostruzione che però rimane tale. Cooper dimostra di essere un regista capace di proporre una visione genuina, anche se forse questo film gli è riuscito fino a un certo punto.
Bilge Ebiri, Vulture
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