Quando hai un singolo di debutto che arriva come un bulldozer – è il caso di Nothing matters, pubblicato nel 2023 – di solito, la strada è in discesa. Al contrario, per le Last Dinner Party non è stato così. Dopo il successo di quel brano, le hanno accusate di essere solo delle figlie di papà e delle cocche dell’industria musicale britannica. Alla fine per loro c’è stato un solo modo per zittire le malelingue: pubblicare un album irresistibile. Prelude to ecstasy è un disco pop che vira continuamente verso luoghi inaspettati, svelando nuovi aspetti a ogni ascolto. Il gruppo di Swindon, nel Regno Unito, ha un approccio innovativo alla scrittura, anche se non teme di tuffarsi ogni tanto nel mare della nostalgia. Il disco si apre con un’ouverture, poi prende in prestito idee da Kate Bush e Siouxsie and the Banshees, spargendo un po’ ovunque un tocco barocco. Il risultato non è per niente convenzionale ed è assemblato dalla mano ferma di James Ford, produttore di Florence and the Machine e degli Arctic Monkeys. Quanto c’è di costruito in tutto questo? Molto, sicuramente. Le Last Dinner Party sono una band basata anche sull’immagine, come dimostrano i loro videoclip stilizzati e i vestiti che indossano. Tuttavia sotto questa facciata c’è anche un lavoro di scrittura ben fatto, tanto da lasciarci con la certezza che sentiremo parlare di loro ancora a lungo.
Lauren Murphy, The Irish Times
Dopo una serie di album pubblicati con l’etichetta Asthmatic Kitty di Sufjan Stevens, il cantautore statunitense di origine ecuadoriana Roberto Carlos Lange ha portato il suo progetto Helado Negro alla RVNG Intl., prima di fare il salto definitivo alla 4AD. Il suo nuovo album, il secondo pubblicato per la prestigiosa etichetta britannica, si appoggia su atmosfere solari e brillanti. Phasor è stato registrato in North Carolina, dove oggi vive Lange, che è nato nel sud della Florida da genitori immigrati dall’Ecuador. L’album è una raccolta di brani accattivanti. Le demo dei pezzi sono state create sperimentando con un complesso sintetizzatore che crea musica usando un supercomputer, prima che Lange concretizzasse le sue idee con lo stesso ritmo tortuoso che ha regolarmente usato in tutta la sua carriera. Come sempre, Helado Negro canta in inglese e in spagnolo, riempiendo i suoi brani di una magia seducente, come se il mondo che sta descrivendo fosse pieno di colori a cui non riesce a dare un senso. Phasor è un’ode alla grazia e alla misericordia, un disco coinvolgente che trasporta l’ascoltatore in una mattina languida e poco illuminata in cui non si è mai del tutto addormentati, e mai del tutto svegli.
Tom Johnson, The Skinny
Si moltiplicano i progetti discografici in vista del bicentenario della nascita di Anton Bruckner e l’integrale delle sinfonie diretta da Christian Thielemann con i Wiener Philharmoniker s’impone subito. Presenta anche le due sinfonie che furono scartate dal compositore austriaco, la famosa numero 0 e la “sinfonia studio” in fa minore, e nel complesso è un vertice nell’interpretazione su disco di questo corpus. Il fatto che lo splendore dei Wiener in questo repertorio sia ineguagliabile non è una sorpresa, ma la direzione di Thielemann raggiunge una perfezione rara. Agli ascoltatori più appassionati dispiacerà solo che il direttore non abbia accolto nessuno dei possibili finali completi dell’incompiuta sinfonia n. 9, che rimane al centro degli studi bruckneriani. Comunque in tutte le sinfonie la chiarezza della polifonia, la sottolineatura del controcanto e la messa in scena dei piani sonori lasciano sbalorditi. Esistono letture più riuscite di alcuni di questi lavori, ma è impossibile trovare un’integrale che sfiori la perfezione come questa, esempio assoluto di osmosi tra direttore e orchestra.
Jean-Claude Hulot, Diapason
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