Cultura Libri
Il grande nord
256 pagine, 18,50 euro

Quando Malachy Tallack aveva dieci anni, i suoi genitori si sono separati e la madre ha portato lui e il fratello a vivere alle isole Shetland. Essendoci già stato in vacanza era convinto che si sarebbe adattato in fretta ma si è sentito sradicato e male accolto. A 16 anni decide di tornare a Londra dal padre per studiare musica. Ma il padre muore in un incidente privandolo di quella possibilità. Tornato nel nord si è messo a sognare un altro viaggio: un periplo del mondo lungo il sessantesimo parallelo, un viaggio circolare che lo avrebbe riportato, idealmente, a casa. Scopre una familiarità tra gente e luoghi difficili da descrivere con le parole. Conosce gli inuit che non contemplano la proprietà privata della terra e gli ultimi arrivati in Alaska che hanno lasciato una casa per costruirsene un’altra nell’“ultima frontiera”. Ovunque sente un senso di umanità che diventa una cosa sola con l’ambiente circostante. L’unico posto che non gli piace è San Pietroburgo, una città nata sfidando la natura, un luogo dove Pietro il Grande impose strade e viali sopra gli isolotti e le paludi del delta della Neva. Tallack, che non ama le folle e il rumore, si rifugia in un villaggio a trenta chilometri dalla città. Il grande nord però non è il diario di un misantropo, perché l’autore vuole sempre scoprire cosa significhi “casa” per le altre persone. È un libro che è stato doloroso da scrivere ma che è un piacere da leggere, con una prosa chiara come la luce del sole sui ghiacci della Groenlandia.
Michael Kerr, The Telegraph

Psicopompo
128 pagine, 16,00 euro

In questo libro autobiografico Amélie Nothomb attraversa la sua vita a volo d’uccello. Ha già raccontato la sua infanzia passata in Giappone, in Cina, a New York e poi in Bangladesh dove, a 12 anni, è stata stuprata. La scrittrice è dotata, addirittura superdotata, aggraziata e divertente e la sua storia si arricchisce di libro in libro, come il suo talento. Grave e leggera, Nothomb riesce a fermare immagini che durano un secondo. Descrive genitori ambivalenti loro malgrado, una nonna materna costante nell’esercizio della cattiveria e una serie di complessi che chiamiamo infantili ma che si trascinano per tutta la vita. La metafora è la figura retorica che più ricorre in Psicopompo. Fin da bambina Nothomb s’identifica con gli uccelli. Acquisisce una “visione laterale” e vede il mondo “dai lati”, vede cioè arrivare il pericolo mentre gli altri sonnecchiano e quando il male arriva vede tutto guardando altrove. Non ci sono solo cose tristi in questo libro: quando prepara la colazione per il padre diventa “la vestale del caffè”. Nothomb descrive la cerimonia del caffè che le vale la gratitudine del padre: “Riconosco il tuo caffè, solo tu sai farlo così forte”. Amélie Nothomb non parla mai dello stupro ma evoca “le mani del mare”che strappano il guscio dell’uccellino minuscolo che era. Il “poverina” pronunciato da sua madre dopo il dramma è stato un po’ troppo breve e dopo la morte del padre capisce che “amarlo educatamente” significa non dovergli mentire più.
Virginie Bloch-Lainé, Libération

Le aviatrici
248 pagine, 18,00 euro

C’è un romanzo qui? In una calda mattina di agosto del 1933 due donne prendono un vecchio biplano blu con l’intenzione di volare in circolo in senso antiorario per 25 giorni, per battere il record di durata di un volo aereo. Dovremmo sapere bene ormai che c’è un romanzo in tutto. E nelle mani della poeta canadese Helen Humphreys, quella che potrebbe sembrare una nota a piè di pagina diventa un romanzo bellissimo, sia nella sua reticenza sia nella sua profondità. Il lettore si scoprirà tremendamente protettivo nei confronti di queste due protagoniste all’apparenza fragili di fronte al pericolo. Qualcosa andrà storto e rovinerà tutto? Qualcosa nella narrazione e nella scrittura, dico, e non nella coraggiosa impresa in cui in verità un bel po’ di cose vanno male. Non rovinerò la sorpresa a nessuno dicendo che Helen Humphreys se la cava meravigliosamente. La prosa è asciutta e senza fronzoli; l’autrice ha il dono di evocare amori mai dichiarati e di trovare una nuda bellezza in cose diverse come la descrizione di una nave che brucia nella notte o la creazione di un linguaggio segreto. Non ci sono parole sprecate nelle Aviatrici: è un romanzo che finisce proprio prima che le parole più importanti siano pronunciate. Ma lascia spazio per un umorismo sottile e per pagine sorprendentemente liriche.
David Willis McCullough, The New York Times

Lettere a una nera
256 pagine, 20,00 euro

Françoise Ega – detta Mam’Ega – arriva dalle Antille a Marsiglia alla metà degli anni cinquanta. Ha una trentina d’anni e un diploma di dattilografa. Ascoltando le storie delle sue “sorelle” antillesi che lavorano come domestiche nelle case borghesi della città, decide di farsi assumere anche lei. Tra il 1962 e il 1964 riempie interi quaderni con la cronaca di prima mano dello sfruttamento razzista, sessista, capitalista e colonialista praticato dentro le case della Marsiglia per bene. Donna di lettere e femminista intersezionale ante litteram, parla delle dita gelate d’inverno, del bullismo subìto ma anche della capacità di riprendersi la sua forza. Il suo sguardo tagliente non risparmia nessuno e il suo umorismo caustico denuncia con amarezza la “miseria sociale dovuta allo sfruttamento dei poveri da parte dei ricchi indipendentemente dal colore della loro pelle”. Introvabile da diversi anni, la ristampa di questo testo, pubblicato da L’Harmattan nel 1978, ci permette di (ri)scoprire la preziosa prospettiva di Mam’Ega ancora così attuale.
Hélène Servel, Télérama

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1552 - 1 marzo 2024
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