Cultura Libri
Eravamo lupi
128 pagine, 17 euro

In questa regione montuosa la natura ha tutti i diritti. Liam si guadagna da vivere cacciando e vendendo pelli. Non è tanto perché gli piace uccidere gli animali, è perché non apprezza la compagnia degli uomini. Ava, sua moglie, lo ha seguito per amore in questo angolo deserto e cresce Aru, il figlio di cinque anni. Ava trascorre le notti da sola, mentre suo marito bivacca sotto le stelle ascoltando l’ululato dei lupi. Una sera Liam vede le tracce di un orso davanti a casa. Nel giardino Ava giace rannicchiata. Sotto il suo corpo inerte, il corpo vivo del bambino che è riuscita a proteggere ma che non ha un suo posto in questo mondo selvaggio. A Liam rimane una sola ossessione: liberarsi di lui. Sella il cavallo e porta Aru in città per affidarlo a uno zio ma lui non lo vuole. Comincia allora un lungo vagabondare, tra burrasche e tempeste. È il viaggio incerto di due esseri che i legami di sangue non riescono a unire, un padre consumato dal rimorso e suo figlio muto. Sandrine Collette, che ha esordito nel genere poliziesco, crea un’atmosfera estremamente tesa. Nello scenario da western di una regione mai nominata, la scrittrice, originaria del Morvan, affronta un tema universale, il duro apprendimento della paternità. Lo sguardo disperato negli occhi di Aru fa impazzire di rabbia Liam. Alla fine sentirà questa chiamata? Le sue azioni, come quelle di Abramo nella Bibbia, sembrano messe alla prova da un dio misterioso. Il racconto di questo viaggio, reso epico dallo sfondo di una natura sublime, arriva alle viscere.
Claire Julliard, L’Obs

I miei tre papà
260 pagine, 18,50 euro

Nonostante la scrittrice Jessa Crispin abbia rotto i ponti con la sua infanzia e il suo passato, ha sentito il bisogno di affrontare alcuni vecchi fantasmi. Era fuggita dal Kansas per trasferisrsi a New York e a Berlino ma qualcosa le diceva che per capire l’America di oggi doveva tornare nella sua terra d’origine. Il suo ultimo libro, I miei tre papà, combina memoir e critica culturale per stanare non solo i fantasmi che infestano la sua casa, ma anche la sua testa, le vie della città, le scuole americane e i dibattiti delle elezioni presidenziali. Siccome non c’era abbastanza salvia da bruciare per scacciare tutti questi spiriti, lei ha deciso di scrivere un libro. Se il paese pullula di gente ansiosa di dettare regole su cosa dovremmo dire, leggere o comprare per tornare a quella che considerano uguaglianza, Crispin imbocca una strada più analitica e meno normativa. Nei tre saggi che compongono il libro si rivolge al passato e critica i tre “papà” che lei vede come emblematici dell’identità americana: John Brown, Martin Lutero e il suo insegnante d’arte a scuola. Usando questi “papà” come casi clinici Crispin discute le varie maniere con cui gli uomini usano politicamente la violenza contro le donne. I miei tre papà scava a fondo ed estrae e analizza tutte quelle opinioni, quelle convinzioni che stanno spaccando l’America bianca.
Brianna Di Monda, The Nation

Dio dorme nella pietra
144 pagine, 16,00 euro

I libri dello scrittore Mike Wilson sono decisamente singolari. Nato negli Stati Uniti, per la precisione a Saint Louis, Wilson vive in Cile e scrive in spagnolo, inserendo i paesaggi e i modi narrativi nordamericani nella letteratura sudamericana. In Dio dorme nella pietra si sente l’impronta dei western erranti e selvaggi di Cormac McCarthy ma anche l’eco più ampia del grande racconto americano. Un cowboy solitario avanza a cavallo attraverso luoghi deserti, con il fucile sempre pronto e alcuni elementi che lo distinguono, come i suoi stivali di gomma. Il protagonista non si ferma mai, come se il movimento fosse il suo unico destino. Lungo il cammino incontra personaggi insoliti o emarginati: una sacerdotessa che aggredisce un bambino (e lo uccide con un colpo ben mirato) e poi banditi e perfino un gruppo di lebbrosi. La natura, anche i minerali, le pietre, tutto sembra permeare quella vita. Non affiora mai alcuna psicologia, anche se compaiono sogni o ricordi: le azioni vengono prima di tutto. Con una prosa lirica, intrisa di echi rapsodici e religiosi, il nomade avanza senza chiedere permesso a nessuno e senza fermarsi.
Marcelo Sabatino, La Nación

Fratelli
192 pagine, 18,00 euro

Fratelli, la prima traduzione integrale senza censure del romanzo della scrittrice tedesca Brigitte Reimann, si apre con un violento litigio – “Non ti perdonerò mai” – e con la paura di uno scoppio di violenza. È lo splendido incipit di una storia che racconta come dei legami familiari già tesi vengano tirati fino alla rottura dalle politiche di una nazione divisa. Tutto il resto del romanzo vede montare la lite tra un fratello e una sorella (Uli ed Elizabeth Arendt) che vivono nella Germania Est del 1960. Uli vorrebbe scappare oltre confine: “Non vado al polo sud”, dice, “mi sposto solo da una Germania all’altra”. Elizabeth, che è la narratrice della storia, trova questo litigio con il fratello particolarmente doloroso: sono vicini per età e per carattere. E si amano, lei sembra amarlo perfino più del suo fidanzato, Joachim. I litigi intorno al tavolo da pranzo sono resi incandescenti dal fatto che entrambi i fratelli considerano i genitori colpevoli della vergogna che è stata la Germania nazista: “Voi avete votato per Hitler, la colpa è la vostra”. Uli ed Elizabeth aprono un fronte interno tutto loro, spaccati dalle rispettive ideologie. Fratelli è un romanzo vivido e affascinante, pubblicato per la prima volta nel 1963 e basato su una storia per lo più autobiografica di un’autrice che ha vissuto una vita breve ma intensa. Reimann è morta nel 1973 a 39 anni.
John Self, The Guardian

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1555 - 22 marzo 2024
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