Nel film dolce-amaro di Trân Anh Hùng, Eugénie (Binoche), cuoca eccezionale, lavora da vent’anni per il famoso gastronomo Dodin (Magimel). Nel tempo, dalla pratica gastronomica e dalla reciproca ammirazione è nato un rapporto romantico. Dal sodalizio nascono piatti che stupiscono tutto il mondo. Tuttavia, Eugénie, desiderosa di libertà, non ha mai voluto sposare Dodin che allora decide di fare qualcosa che non ha mai fatto prima: cucinare per lei. Magimel è perfetto nella parte dell’amante che fa di tutto per sedurre l’amata, soprattutto visto che Eugénie non vuole essere la moglie di Dodin, ma solo la sua cuoca. Alla fine, l’unica speranza viene da una giovane apprendista che vuole imparare il gusto da Eugénie e Dodin.
Yannick Vely, ParisMatch
Francia 2023, 136’. In sala
Francia 2023, 97’. In sala
Lydia è un’ostetrica, coscienziosa e impegnata. Ama il suo lavoro. Ha una cara amica, Salomé, spontanea e vivace. Sembrano inseparabili, almeno fino al parto di Salomé. Da lì in poi Lydia s’intrappola gradualmente in una spirale di bugie. La strana forza di Le ravissement sta nell’affastellarsi dei temi. È un film meditato e raffinato che però sembra semplice. Nasconde bene il suo mistero, invita a interpretazioni di vario genere. Hafsia Herzi è tenera e inquietante, toccante nella sua sobrietà e nel suo tumulto interiore. La sua deriva conduce a un fattaccio, mostrato tuttavia senza drammatizzare più del necessario. Soprattutto Iris Kaltenbäck immagina un seguito, dispiegando una prospettiva ottimistica.
Jacques Morice, Télérama
Stati Uniti 2024, 94’. In sala
Il thriller del regista francese Benoît Delhomme, ambientato in una ricca periferia statunitense negli anni sessanta, dispensa riferimenti hitch-cockiani allo stesso ritmo con cui le due casalinghe Celine (Anne Hathaway) e Alice (Jessica Chastain) servono vassoi passivo-aggressivi di tartine perfettamente composti. Cioè praticamente a ogni scena. Ma a un certo punto il remake del film belga Doppio sospetto (2018) sembra inciampare cadendo dall’omaggio alla parodia. È un peccato che la sceneggiatura non sia all’altezza delle attrici che interpretano due vicine di casa la cui stretta e sentita amicizia viene messa a dura prova da un brutto incidente che coinvolge i loro figli. Un film su due donne impeccabilmente curate che si spingono a vicenda verso la follia potrebbe essere più avvincente.
Wendy Ide, The Observer
Partendo da Eadweard Muybridge per arrivare a TikTok, il documentario di Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck (prodotto da Ruben Östlund) si chiede come, dall’austera aspirazione dei fratelli Lumière di catturare la realtà, siamo finiti in una fiera di follia e falsità. Questa storia della menzogna visuale, un po’ seria e un po’ no, può ricordare i documentari di montaggio di Adam Curtis. Ma al contrario dei film di Curtis, Fantastic machine enuncia troppo spesso le sue intuizioni nel mostrare la retorica e gli effetti collaterali della manipolazione delle immagini e sembra quasi l’introduzione a una serie più approfondita. Nessuna grande rivelazione ma una grande quantità di contenuti divertenti.
Jonathan Romney, Financial Times
Stati Uniti 2024, 92’. In sala
C’è una lunga lista di horror su oggetti inoffensivi che si rivelano malefici: auto assassine, lampade, frigoriferi, pneumatici, app. La lista è infinita. Ora si possono aggiungere i tarocchi. Un gruppo di universitari trova un vecchio mazzo di carte, si diverte a leggere il futuro e viene perseguitato da demoni ispirati agli arcani maggiori. Niente di male nel fare film per i pigiama party, ma c’è un limite. I momenti migliori della Profezia del male sono quando abbandona ogni finzione e ammette che la sua premessa è ridicola.
William Bibbiani, The Wrap
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