**◆ **Il bravo politico di una volta misurava le parole a tal punto da risultare spesso indecifrabile. Poiché aveva il senso del tempo che passa e di come ciò che oggi è lodevole diventerà riprovevole domani, si sbilanciava il meno possibile per poter essere incoerente, se la verità effettuale lo esigeva, senza finire inchiodato alle sue stesse parole. Di questi tempi invece l’azzardo è permanente. I mezzi d’informazione sono sempre in agguato, si vive esposti alle telecamere, le voci fuggono dal seno di continuo, e anche se si sussurra, c’è sempre chi, pur leggendo con difficoltà un libro, legge benissimo il labiale o se lo fa leggere. In aggiunta s’è assottigliato lo spessore culturale, la selezione oculata delle parole scarseggia e, sebbene tutti inseguano l’ultima moda, nessuno sembra sapere che non è l’ultima, la primavera-estate di quest’anno non avrà niente a che fare con quella dell’anno venturo, bisognerà rinnovare il guardaroba. Così Meloni apre bocca ed ecco che sbuca la registrazione di quando diceva il contrario. Così Conte apre bocca ed ecco che sbuca la registrazione di quando diceva il contrario. Così Schlein apre bocca ed ecco che sbuca la registrazione di quando diceva il contrario. La coerenza ormai la si può solo fingere, con il rischio di mostrarsi granitici a vanvera e far danno. Meglio, già a inizio di carriera, un’onesta dichiarazione programmatica d’incoerenza.
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Questo articolo è uscito sul numero 1519 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati