Il presidente statunitense Joe Biden e il premier britannico Boris Johnson hanno dichiarato che il leader russo Vladimir Putin ha commesso “crimini di guerra” in Ucraina. Sono accuse gravi, ma hanno un valore puramente politico. Mentre le testimonianze di violenze deliberate contro i civili in Ucraina si moltiplicano, ora tocca alla giustizia internazionale fare il suo lavoro.
La giurisdizione più appropriata è la Corte penale internazionale (Cpi), a cui una quarantina di paesi ha già chiesto di occuparsi del caso. Nel 2016 la Russia ha ritirato la sua firma dal trattato che la istituisce, ma i suoi cittadini possono essere raggiunti da un mandato d’arresto ovunque. Il 2 marzo, su richiesta di Kiev, il procuratore della Cpi Karim Khan ha aperto un’inchiesta sui crimini contro l’umanità e i crimini di guerra commessi in Ucraina dal 2013. La raccolta delle prove è già cominciata. La Cpi può perseguire tutti i responsabili di crimini di guerra, compreso Putin, perché non riconosce l’immunità accordata ai capi di stato dalle giurisdizioni nazionali. Khan indaga anche sui crimini che potrebbero essere commessi dagli ucraini (contro i prigionieri, per esempio) e ha chiesto la collaborazione della Russia. Nel giro di qualche mese la Cpi potrebbe emettere dei mandati d’arresto contro i militari russi in Ucraina, e se fossero catturati Kiev potrebbe decidere di consegnarli all’Aja. Dato che il loro superiore è Putin, niente dal punto di vista giuridico impedirebbe di emettere un mandato contro di lui se saranno raccolte prove sufficienti. Il 27 febbraio l’Ucraina si è rivolta anche alla Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite e alla Corte europea dei diritti umani. Il giurista Philippe Sands e l’ex premier britannico Gordon Brown hanno chiesto la creazione di un tribunale speciale che esamini il crimine di aggressione commesso dalla Russia, un’accusa che non può essere giudicata dalla Cpi perché Mosca e Kiev non ne hanno ratificato lo statuto.
È importante che la guerra di Putin non resti impunita, ma il lavoro della giustizia ucraina e della Cpi dev’essere sostenuto anche perché la possibilità di essere oggetto di un mandato d’arresto faccia riflettere i dirigenti russi politici e militari. Affinché non dormano sonni tranquilli, bisogna ricordargli il destino di persone come i leader serbi Slobodan Milošević e Radovan Karadžić, che alla fine sono stati trascinati davanti a un tribunale internazionale. ◆ ff