Editoriali

Evitare una carestia in Africa

In alcune zone del Corno d’Africa non piove da due anni. Il bestiame muore, il cibo scarseggia. In ampie aree della regione è in corso la peggiore siccità degli ultimi quarant’anni. Le agenzie umanitarie avvertono che una carestia è alle porte, a meno di una mobilitazione internazionale immediata. L’ultima volta che una carestia è stata dichiarata in Somalia, nel 2010-2011, le vittime sono state 250mila. I dati sono già terribili. Secondo le Nazioni Unite 22 milioni di persone in Somalia, Etiopia ed Eritrea rischiano di morire di fame. Più di un milione di persone ha dovuto abbandonare la propria casa. Un bambino somalo su tre è affetto da malnutrizione cronica. La mancanza di cibo favorisce malattie come polmonite, morbillo e colera.

A scatenare l’emergenza in una delle regioni più povere del mondo è stata la siccità, ma le cause reali sono più ampie e profonde. Il Corno d’Africa importava più del 90 per cento del grano dalla Russia e dall’Ucraina. Il blocco delle esportazioni dai due paesi dopo l’invasione ha colpito duramente la regione. I prezzi sono schizzati alle stelle, rendendo impossibile per molte famiglie comprare prodotti di base. Questi problemi si aggiungono alle conseguenze della pandemia di covid-19.

La crisi non è esplosa da un giorno all’altro. È cresciuta progressivamente, alla luce del sole, visibile per chiunque ne avesse voglia. Eppure gran parte del mondo continua a girarsi dall’altra parte. La risposta internazionale è stata gravemente inadeguata e il tempo per rimediare sta scadendo. La prossima stagione delle piogge dovrebbe arrivare a ottobre. Secondo le previsioni non ci sarà. ◆ as

L’Italia non faccia regali a Putin

L’ottimo risultato ottenuto alle elezioni svedesi da una coalizione di destra in cui il partito più votato ha radici neonaziste è una notizia preoccupante. Ancora più allarmante è la previsione dei sondaggi per le elezioni italiane del 25 settembre: la vittoria di una coalizione di estrema destra con una storia, dei valori e un programma che rappresentano una sfida diretta all’unità europea. Per il dittatore russo Vladimir Putin sarebbe un risultato da festeggiare e da sfruttare. La Svezia è un piccolo paese. Le violenze tra bande armate, da molti svedesi associate agli immigrati, hanno favorito la destra e in particolare i Democratici svedesi, che hanno ottenuto circa il venti per cento dei voti.

L’Italia è un paese molto più grande, e sarebbe un problema ben più grave per l’Europa. Giorgia Meloni potrebbe diventare la prima lea­der di estrema destra a guidare una grande economia dell’eurozona. Affidandole il governo, l’Italia si emarginerebbe in Europa. Il suo partito, Fratelli d’Italia, è radicato tra i nostalgici del dittatore fascista Benito Mussolini, che la stessa Meloni ammirava apertamente. Negli ultimi tempi si è presentata come estranea al sistema, scegliendo di restare fuori dall’ampia coalizione che sosteneva Mario Draghi. Questo, insieme a un programma a favore della famiglia tradizionale, contrario all’immigrazione e ai diritti lgbt, è stato alla base della sua ascesa, favorita dalla crisi economica e dalle divisioni del centrosinistra. Meloni ha promesso un blocco navale per impedire ai migranti di sbarcare. Ma per l’Italia le centinaia di migliaia di giovani che lasciano il paese per trovare un lavoro sono una minaccia più grave delle decine di migliaia di migranti che arrivano per cercarlo.

Ultimamente Meloni ha attenuato la sua retorica, forse a causa dei 22o miliardi di euro che l’Italia si aspetta dall’Unione europea, e ha criticato senza mezzi termini l’invasione dell’Ucraina e lo stesso Putin. Ma i suoi principali alleati, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, hanno avuto posizioni più ambigue. Pochi giorni fa Salvini ha messo in discussione le sanzioni occidentali, suggerendo che potrebbero danneggiare l’Europa più della Russia. Discorsi come questi sono un balsamo per Putin. Mentre il suo esercito si ritira di fronte alla controffensiva ucraina, il leader russo intensifica le pressioni sull’Europa, che si prepara ad affrontare l’inverno senza gas a sufficienza. La prospettiva di un crescente disaccordo sulle sanzioni in un’economia chiave dell’eurozona potrebbe essere la migliore occasione per la Russia d’intaccare l’unità occidentale e migliorare le sue fortune. Gli italiani dovrebbero pensarci due volte prima di fare un simile regalo a Putin. ◆ ff

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1478 - 16 settembre 2022
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