Editoriali

La scelta sbagliata di Biden

Ventimila laotiani, per metà bambini, sono stati uccisi o feriti da ordigni inesplosi dopo la fine della guerra in Vietnam. È passato mezzo secolo da quando gli Stati Uniti hanno scaricato due milioni di tonnellate di bombe a grappolo sul paese, ma persone che all’epoca non erano neanche nate continuano a pagarne il prezzo. Potrebbero volerci altri cento anni per bonificare completamente il Laos.

Le bombe a grappolo disseminano decine o centinaia di piccoli ordigni. Molti non esplodono e vengono poi calpestati o raccolti, spesso da bambini curiosi. Per questo motivo più di 120 paesi hanno firmato una convenzione che ne vieta l’uso, la produzione e la vendita. Gli Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina non l’hanno fatto. Nel conflitto ucraino Mosca ha usato in abbondanza le bombe a grappolo, anche in aree abitate lontane da obiettivi militari. Anche Kiev le ha usate, seppure in modo più limitato. Ora il governo degli Stati Uniti ha deciso di fornirne altre all’Ucraina all’interno di un pacchetto di aiuti militari da ottocento milioni di dollari. Il presidente statunitense Joe Biden ha ammesso che è stata una “decisione difficile”. È stata anche una decisione sbagliata. La controffensiva ucraina non riesce a prendere slancio e le scorte di munizioni da artiglieria si stanno esaurendo. L’argomentazione della Casa Bianca è che gli ucraini pagherebbero un prezzo ancora più alto se la Russia dovesse vincere la guerra. Le bombe a grappolo sono efficaci contro linee difensive come quelle costruite dai russi lungo il fronte. Ma lo stesso vale per le armi chimiche. La loro efficacia è proprio il motivo per cui armi di questo tipo sono state vietate. Il fatto che la Russia le abbia usate non è un motivo per indebolire ulteriormente le norme internazionali.

L’invasione ha costretto l’Ucraina a prendere decisioni difficili per difendersi. Ma Washing­ton ha sbagliato ad assecondare questa richiesta. Le scelte della prima potenza militare del mondo sono cruciali per stabilire le regole a livello globale. Prima dell’elezione di Donald Trump gli Stati Uniti avevano compiuto alcuni passi importanti per limitare le bombe a grappolo. Ma non avrebbero mai dovuto usarle, come invece hanno fatto in Afghanistan e in Iraq. Non avrebbero dovuto rifiutarsi di firmare la convenzione che le vieta. E non dovrebbero consegnarle a Kiev. Il loro uso avrà effetti terribili a lungo termine sui civili in Ucraina, e forse, a causa del precedente che crea, anche altrove. ◆ as

Pessimo segnale per il clima

Le temperature senza precedenti registrate negli ultimi mesi non sono una novità, ma fanno parte di una tendenza globale dovuta a decenni di aumento delle emissioni di anidride carbonica. Le massime diurne da record rilevate la settimana scorsa per tre giorni di fila sono un’altra cosa. Dati così elevati e ravvicinati hanno colto di sorpresa gli scienziati. La scorsa settimana è stata la più calda da metà ottocento, quando sono cominciate le misurazioni. L’ultima volta che la Terra è stata così calda è stato nel periodo interglaciale eemiano, circa 120mila anni fa. Il 6 giugno la temperatura media globale è salita a 17,2 gradi. Il giorno dopo ha superato di 1,6 gradi la media del periodo 1850-1900.

Le cause vanno cercate nella combinazione tra il cambiamento climatico, i venti insolitamente potenti sull’Atlantico del nord e il fenomeno meteorologico conosciuto come El Niño, che riscalda il Pacifico. Un inverno più caldo del solito in Antartide, che ha portato l’estensione delle banchise ai minimi storici, è un altro fattore. Tutto questo produce ondate di calore estreme che potrebbero diventare comuni se le emissioni non saranno ridotte.

Il surriscaldamento globale senza precedenti, che sta già causando danni gravi nei paesi più vulnerabili, dovrebbe dare una scossa ai governi del pianeta. Ma a causa della crisi energetica del 2022 i sussidi pubblici ai combustibili fossili hanno raggiunto livelli record, superando i mille miliardi di dollari, e troppi paesi continuano a investire nell’estrazione del petrolio. Il modo più efficace di rispondere a questa crisi è affrontarla alla radice, abbandonando i combustibili fossili e passando alle fonti rinnovabili in modo equo per tutti. Possiamo ancora rallentare l’aumento delle temperature, ma il tempo sta per scadere. ◆ as

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1520 - 14 luglio 2023
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