In Brasile la conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop30) è già partita, o almeno questo è quello che dicono centinaia di rappresentanti dei popoli nativi di varie etnie che occupano da più di venti giorni la segreteria per l’istruzione dello stato del Pará, a Belém, la città che quest’anno ospiterà il vertice dal 10 al 21 novembre. I nativi protestano contro l’abrogazione della legge 10.820, che rischia di ridurre i diritti degli insegnanti e l’accesso all’istruzione per i popoli della foresta amazzonica.
Insieme ai docenti della scuola pubblica, in sciopero dal 23 gennaio, il movimento mette in discussione le proposte apparentemente ambientaliste del governatore dello stato Helder Barbalho ed è già considerato un fenomeno di portata storica per la sua capacità di organizzazione.
Gli insegnanti e i nativi criticano l’ambientalismo di facciata del governatore dello stato brasiliano del Pará, dove a novembre si terrà la conferenza sul clima Cop30
Nei giorni scorsi alcuni artisti hanno difeso la protesta aumentandone la visibilità, come la cantante brasiliana Anitta, che su Instagram ha più di 64 milioni di follower. Il gruppo basco Ingot e l’attrice e cantante Itziar Ituño, famosa per il suo ruolo nella serie La casa di carta, hanno registrato un video di sostegno ai manifestanti. La forza della protesta evidenzia quale potrebbe essere il peso della società civile per una conferenza sul clima organizzata in un paese democratico, dopo tre vertici svolti in paesi autoritari (Egitto, Emirati Arabi Uniti e Azerbaigian) dove le manifestazioni sono state limitate se non addirittura proibite. La temperatura nelle strade di Belém, quindi, potrebbe aumentare a novembre.
L’alleanza tra nativi e insegnanti smaschera le incongruenze tra il dibattito internazionale sul clima e la condotta di Barbalho. Erede di una delle più potenti oligarchie politiche del Brasile, il governatore si sforza di fare discorsi “verdi” sul palcoscenico globale. Abile manovratore politico, sfrutta il ruolo centrale dell’Amazzonia nella crisi climatica come passaporto per ambizioni ancora più alte di quelle del padre Jader Barbalho, ex governatore del Pará ed ex ministro che oggi siede in senato, di cui è stato anche presidente.
Dato che in Brasile il Pará è considerato uno stato periferico e ha poco rilievo sulla stampa, concentrata soprattutto a São Paulo e Rio de Janeiro, finora Barbalho ha avuto un certo successo con le sue manovre. Ma quando i riflettori si spostano su Belém, per il governatore diventa difficile portare avanti il suo ambientalismo di facciata. Nel Pará Barbalho controlla l’assemblea legislativa, ha un grande potere sulla magistratura e può contare sul favore della maggior parte della stampa, quasi tutta in mano alla sua famiglia. Ma con l’organizzazione della Cop30 l’attenzione della stampa indipendente e del nord globale sta cominciando a concentrarsi su Belém.
Rieletto governatore con il 70 per cento dei voti nel 2022, Barbalho ha completato due mandati senza riuscire a scalzare il Pará dalla vetta delle classifiche delle peggiori statistiche socioambientali dell’Amazzonia, da quella sulla deforestazione a quella sulla violenza.
Il Pará è l’unico stato del Brasile in cui le amministrazioni comunali hanno il potere di autorizzare l’attività mineraria per l’estrazione dell’oro, un sistema che permette al governatore di evitare ogni responsabilità e al tempo stesso di mantenere il sostegno dei sindaci, che nella maggioranza dei casi si dedicano alla distruzione delle foreste.
Secondo l’osservatorio MapBiomas, nel 2024 l’Amazzonia brasiliana ha perso quasi 18 milioni di ettari a causa degli incendi. Nel Pará di Helder Barbalho sono stati inceneriti più di sette milioni di ettari di foresta, rendendo lo stato un campione degli incendi. È con queste credenziali che Barbalho intende presentarsi da governatore “verde” alla Cop30 di Belém.
Un motivo di forte preoccupazione è come si comporterà la polizia militare dello stato di fronte alle manifestazioni previste per la Cop. Se durante le proteste si ripeterà la repressione che ha colpito gli insegnanti a dicembre, attaccati con proiettili di gomma e gas urticanti, i titoli della stampa internazionale potrebbero diventare un problema anche per il presidente Lula, di cui Barbalho è un alleato.
Il governatore ha già cercato di seminare discordia tra i nativi, proponendo di accogliere alcune richieste e di lasciarne altre in sospeso, ma c’è riuscito solo in parte. Se riuscirà a far tornare i nativi nei loro villaggi, gli insegnanti perderanno gran parte della loro visibilità e gli occhi del mondo si allontaneranno dal Pará. Ma per ora la protesta prosegue.
In settimana il garante per i diritti umani ha presentato una denuncia contro il governatore, accusandolo di aver “diffuso informazioni per dividere il movimento”. Speriamo che in occasione della Cop30 la democrazia possa fare la differenza, favorendo risultati migliori del passato. ◆ as
Questo articolo è uscito sul quotidiano spagnolo El País.
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Questo articolo è uscito sul numero 1601 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati