Quando ad aprile Venezia ha introdotto un contributo d’ingresso obbligatorio di cinque euro per i turisti, il comune ha detto che l’obiettivo era scoraggiare le visite giornaliere nei periodi di punta, allentando la pressione sui residenti, costretti a condividere le risorse pubbliche e lo spazio limitato di una città fragile. “Siamo convinti di aver evitato alcuni picchi”, spiega il sindaco Luigi Brugnaro, definendo l’esperimento “un grande successo”. Ma il 19 luglio 2024 l’amministrazione comunale ha ammesso che bisogna analizzare meglio i dati per capire se è stato raggiunto l’obiettivo di questo primo test.
Il comune ha selezionato 29 date con una maggiore affluenza, da aprile a metà luglio (soprattutto i fine settimana e le festività nazionali) in cui ai visitatori giornalieri in arrivo tra le 8.30 e le 16 è stato chiesto di pagare cinque euro. Il contributo è stato versato 485mila volte e ha portato 2,43 milioni di euro nelle casse comunali. “Una cifra molto più alta del previsto”, ha detto Brugnaro, precisando che l’amministrazione pensava di raccogliere 700mila euro.
Chi critica il progetto parla di fallimento. “Si vantano di aver incassato molti soldi, ma i dati raccontano un’altra storia”, afferma Giovanni Andrea Martini, consigliere comunale dell’opposizione. “Se riscuoti tanto significa che non riesci a controllare il flusso di turisti”.
I funzionari comunali sottolineano che essendoci pochi dati è difficile confrontare il numero di visitatori con quello degli anni precedenti, e promettono un rapporto più completo in autunno.
Martini dice invece che l’amministrazione può vedere i dati dei cellulari da cui si capisce quante persone sono arrivate in città negli anni precedenti. Comparandoli si capisce che nei giorni di punta del 2024 i turisti sono stati più di quelli degli anni scorsi. Anche Franco Migliorini, un architetto che studia gli eccessi del turismo, critica l’iniziativa. Secondo lui cinque euro “sono pochi per fermare chiunque. A Venezia quasi tutto costa più di quella cifra. Anche un caffè”.
Nella città gli effetti del turismo di massa sono particolarmente pesanti. Venezia è situata su isole separate da canali ed è minacciata dal cambiamento climatico e dall’innalzamento del livello del mare. L’anno scorso l’Unesco ha raccomandato d’inserirla nell’elenco dei patrimoni dell’umanità in pericolo, citando il turismo di massa come fenomeno principale di preoccupazione. Dopo l’introduzione del contributo d’ingresso, però, Venezia è rimasta fuori da questa lista.
Nei ventinove giorni in cui era previsto il contributo tutti i visitatori si sono registrati online per ricevere un codice qr da mostrare in caso di controlli. I turisti che dormono in città pagano già una tassa di soggiorno, quindi non dovevano versarlo. Lo stesso vale perstudenti, lavoratori e residenti nella regione. Per i trasgressori erano previste multe, ma il comune ha ammesso che non c’è stata nessuna sanzione. Questo perché, secondo gli oppositori, le multe avrebbero potuto essere contestate in tribunale.
Nessuna multa
L’assessore al turismo Simone Venturini parla di “una rivoluzione culturale” nella gestione del turismo di massa e dice che il provvedimento ha permesso di raccogliere dati precisi sulle presenze giornaliere. Numeri che serviranno per pianificare la gestione dei flussi.
Brugnaro ha precisato che solo dopo un esame approfondito dei dati si deciderà se aumentare i giorni in cui pagare la quota o se aumentare l’importo. Ha sottolineato che i versamenti sono diminuiti negli ultimi giorni in cui era in vigore il contributo. “Stiamo andando nella direzione giusta”. Martini la pensa diversamente: “I turisti non hanno pagato perché sapevano che non avrebbero multato nessuno”. Il sindaco ha dichiarato che il test è stato superato, ma ha aggiunto di non essere dell’umore giusto per festeggiare. Il 16 luglio, infatti, ha ricevuto un avviso di garanzia. ◆ as
◆ Il 16 luglio 2024 Renato Boraso, assessore alla mobilità del comune di Venezia, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione degli appalti pubblici con l’accusa di corruzione.Il sindaco Luigi Brugnaro risulta indagato
in un altro filone dell’indagine, quello sulla vendita di un terreno di sua proprietà. L’opposizione ha chiesto le dimissioni
della giunta. Ansa
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Questo articolo è uscito sul numero 1573 di Internazionale, a pagina 37. Compra questo numero | Abbonati