I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.

Dopo aver cominciato a leggere Volevamo magia ho fatto un errore, dovuto anche al periodo impegnativo (per vari motivi) in cui l’ho affrontato. L’ho letto a tratti, interrompendomi di continuo. Invece quello di Matteo Quaglia è un romanzo che si presta benissimo a essere letto in un tempo conciso. Il testo scorre senza ostacoli dalla prima all’ultima pagina e la storia ti entra in testa, al punto che ho avuto spesso l’impressione che il protagonista e il suo amico Bottiglieri fossero miei conoscenti, esattamente come la misteriosa Ludovica. Che addirittura le notizie d’incidenti sospetti che coinvolgono personaggi secondari le avessi sentite al telegiornale, e non lette in un libro di finzione. Se ho avuto questa impressione, è stato grazie alla bravura di Quaglia, autore di una storia che viaggia su un filo sottile tra realtà e immaginazione senza mai perdere l’equilibrio e cadere da una parte o dall’altra. Leggerlo (magari senza troppe pause) è una vera gioia. È difficile credere che si tratti di un romanzo d’esordio e spero proprio che ne arriveranno altri. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1609 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati