Nella storia scritta e disegnata da Carl Barks, Zio Paperone e la dollarallergia, Paperone è afflitto da un’allergia per il denaro fino ad avere un esaurimento nervoso; trova rifugio in un villaggio nascosto di una valle dimenticata che non conosce il valore dei soldi e della ricchezza. Ma qualche tappo di bottiglia, mai visto dalla popolazione, sconvolge del tutto l’assetto sociale della comunità e la psiche dei singoli. Questa geniale parabola, umoristica ma anche satirica, è contenuta in un’antologia di sette racconti, usciti negli Stati Uniti tra il 1949 e il 1954, pubblicati in un omonimo Oscar Mondadori che fece epoca e ora riproposti in un’edizione a colori per festeggiare i 75 anni del personaggio. Nato nel dicembre 1947 in Paperino e il Natale sul Monte Orso, l’orrido Scrooge McDuck (Paperone) era ispirato allo strozzino Ebenezer Scrooge del Canto di Natale di Charles Dickens. Poi Barks ammorbidirà un po’ il personaggio, e tuttavia, come scrisse Dino Buzzati nella prefazione alla prima edizione italiana, è davvero un personaggio bieco, un aguzzino, anche se talvolta ha un pizzico di cuore. Nel teatro barksiano in cui assistiamo all’evoluzione di Zio Paperone, la comparsa dell’ufficio, del deposito straripante di soldi dove nuota, della banda Bassotti, si delinea la psicopatologia del personaggio. Cioè del capitalista. E di tutti noi, alienati dalla società da lui edificata. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1490 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati