Vivès è autore di varie opere di successo fondate sulle relazioni umane e sentimentali, soprattutto tra adolescenti, di grande delicatezza e finezza. Dopo il capolavoro distruttivo sulla borghesia Meloni di rabbia (recensito su Internazionale 1459) ecco un nuovo racconto per la collana Fumetti zozzi (in cui ci sono molti titoli realizzati da donne). Forse un po’ meno forte dell’altro, ma comunque più che interessante. L’asservimento totale della donna, apparentemente gioioso, è il vero tema. Tutte le regole frapposte alla morale sul desiderio sono trasgredite, per giunta in famiglia. Ma qui il vero trasgressore è chi riporta le cose a una forma di coscienza, a una consapevolezza, a una forma di normalità. Allo stesso tempo tutto è così corrotto e decadente, privo di qualsiasi anima, che il contagio per le ossessioni vissute in maniera naturale, senza filtri morali, affettivi e interiori, arriva al punto di togliere ogni senso alle relazioni umane in quel che hanno di più delicato, alto e profondo, e vince su tutto. I fumetti erotici di Vivés sono quasi degli anti-Vivès. Ecco a cosa serve la messa in scena surrealista, farsesca e impertinente, forse disturbante, dell’autore: a creare consapevolezza. Se davvero il mondo fosse quello senza inibizioni per le fantasie, le ossessioni perverse sulle quali si fonda la sessualità, sarebbe perduto. Molto meglio la rappresentazione umoristica in una finzione. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1494 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati