Un bambino che la mamma ha buttato giù dal camion delle Ss naziste fugge spaurito da un destino atroce, il campo di sterminio di Auschwitz, girando all’infinito su un tram, giorno e notte, protetto segretamente dalla comunità di tranvieri di Roma. È la storia vera di Emanuele Di Porto, che non rivedrà più sua madre. Il 16 ottobre di quest’anno saranno passati ottant’anni dal rastrellamento del ghetto ebraico della capitale. E a Isabella Labate riesce un miracolo con le sue illustrazioni materiche in bianco e nero capaci di evocare un’atmosfera suggestiva e sospesa ammaliando i bambini come in una magia, ma senza per questo svilire la gravità del tema. Grazie anche alle parole potenti scritte da Fausta Orecchio partendo da un soggetto della stessa Labate. Questo racconto illustrato, non lontano dal fumetto, fa riflettere su quanto oggi si sperimenti poco, nelle tematiche e nella forma, nel fumetto per l’infanzia. Alla svedese Sara Lundberg riesce invece un coloratissimo racconto poerico, anche se dall’apparenza semplice, partendo dalla quotidianità più banale, una mamma e un bambino che devono andare a una festa di compleanno. Giornate sbadate che dovrebbero essere gli unici problemi per tutti i bambini in un mondo giusto. E anche qui il tram, che attraversa e chiude la narrazione, rimane un luogo un po’ magico. Dal movimento sempre inatteso. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1514 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati