Perfetto per l’estate, ma anche opera notevole al di là delle stagioni. E andare al di là, in un senso non solo metafisico ma anche spirituale, acquisendo le ali della libertà, sembra qui l’anelito sotterraneo dei personaggi, quelli ai margini o quelli manipolati fin dall’infanzia, come il protagonista. Pubblicato per la prima volta nel 1990, Bocca del diavolo è il secondo romanzo a fumetti realizzato dallo scrittore statunitense Jerome Charyn insieme al disegnatore francese François Boucq. E con i successivi Little tulip e New York cannibals, forma una sorta di trilogia su New York e i marginali, di cui abbiamo già scritto per il sito (La bambina che aveva sposato il mago”). Il racconto si apre sul finire della seconda guerra mondiale nell’Ucraina manipolata dall’orco Stalin, in cui un orfanello maltrattato per via del suo labbro leporino (la bocca del diavolo), è preso sotto custodia da un colonnello dei servizi di sicurezza, anche lui dalla strana bocca, per farne una spia negli Stati Uniti. Spy story di variazioni tra doppi (tra Bocca del diavolo e un nativo americano) oppure di doppi rovesciati (tra Bocca del diavolo e il colonnello, il colonnello e suo fratello), aspira ai voli pindarici per liberarsi dal peso della gravità (il comunismo come pure il capitalismo) e acquisire sia un’identità sia una verità. Se si pensa a Qualcuno volò sul nido del cuculo, Bocca del diavolo è a sua volta un’opera storica che ne anticipa molte altre. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1521 di Internazionale, a pagina 77. Compra questo numero | Abbonati