Come per Pippo (I pensieri di Pippo) e Paperone (Vita e dollari di Paperon de’ Paperoni), anche per Eta Beta Panini ripropone l’Oscar Mondadori uscito nei primi anni settanta. Sono cinque storie imperdibili del 1947-1948, qui colorate, dove Pippo, l’altra spalla comica anarcoide e portatrice di una logica “altra”, quasi scompare. Per questo nega che Eta Beta esista, anche se lo vede. Un po’ come per l’avvistamento degli ufo, Eta Beta è un extraterrestre insieme visibile e invisibile; in realtà è un terrestre che viene dal futuro. Geniale l’idea di far scaturire l’incontro con Topolino da una grotta: con il suo gonnellino corto, seminudo, pare un cavernicolo preistorico. Si enuncia così il rovesciamento di quasi tutti i parametri delle logiche della cultura occidentale, in particolare quelle della società capitalistica statunitense, fondata sul guadagno, il successo e l’apparire. Avendo incorporato la sintesi di quel che è essenziale, Eta Beta ha le mani senza dita, a eccezione del pollice, mangia ferro e naftalina, dorme sul pomo del letto, è giocoso e pieno di meraviglia, poco interessato al successo e soprattutto profondamente disgustato dal denaro e dalla proprietà privata. Due aspetti che lo prostrano e lo spingono in depressione. Come Carl Barks, Gottfredson è un grande autore satirico anticapitalista. Entrambi sono poi geni dell’espressività e del movimento compresso nell’apparente immobilità. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1525 di Internazionale, a pagina 79. Compra questo numero | Abbonati