Se The end, esito di varie versioni pubblicate nel corso degli anni, non è il miglior libro di un vero poeta del fumetto come Nilsen (lo è piuttosto Big questions), nondimeno è un’opera assolutamente unica e potente, quanto umile, sul lutto: quello per la morte prematura della compagna dell’autore, Cheryl, avvenuta nel 2005. Un’opera sperimentale e insieme semplice e diretta, un briciolo surrealista, teatrale e un po’ beckettiana, fondata su un segno grafico etereo vicino alla poesia e, all’opposto, su grafiche concettuali. La struttura è quella di sketch-capitoli che contengono dialoghi-monologhi con un essere che non c’è più. Una sorta di proiezione della memoria e dell’incapacità di accettare che una persona amata si dissolva nel nulla, poiché con una perdita del genere “scompare anche il tuo futuro”, come scrive l’autore in postfazione, oltre al “sé che era metà di una coppia”. Nilsen narra con intensità e in qualche modo anche leggerezza il calvario suo e della compagna, imponendone la presenza tramite la rappresentazione visiva dell’assenza: se, come abbiamo spesso scritto, il procedimento della sottrazione grafica è fondamentale, qui rasenta l’astrazione e prende un senso esistenziale. Il vuoto che lascia la pienezza di una persona che non c’è più. Eppure, Nilsen riesce malgrado tutto a comunicare amore per la vita oltre a essere, come attestano le appendici, anche terapeutico. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1534 di Internazionale, a pagina 93. Compra questo numero | Abbonati